The Umbrella Academy (stagione 3): la recensione

The Umbrella Academy torna con una terza stagione in linea con i precedenti e dall'alto tasso di emotività

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La recensione della stagione 3 di The Umbrella Academy, dal 22 giugno su Netflix

Quando uscì il primo numero di The Umbrella Academy, i recensori di tutto il mondo si soffermarono più sul suo creatore, piuttosto che sull’opera stessa. Questo perché, prima di essere uno sceneggiatore  di fumetti, Gerard Way è il cantante e membro fondatore dei My Chemical Romance, rock band di fama internazionale. Questo approccio, purtroppo, fece passare di secondaria importanza la qualità reale del prodotto, caratterizzato dal tratto estetico di Gabriel Bà, tanto folle quanto perfettamente coerente con il racconto. Una storia avvincente di supereroi, che pianta il piede sull’acceleratore del caos.

Il fumetto fu un successo di pubblico e di critica, motivo per cui Netflix decise di acquisirne i diritti per realizzarne una serie TV. Distribuito il 15 febbraio 2019, lo show sorprese tutti per uno stile completamente differente rispetto al materiale originale. Il succitato caos rimane uno degli elementi principali, ma viene convogliato all’interno dei personaggi; meno azione e più introspezione, insomma.

Dopo una seconda stagione riuscita, ma non certo memorabile, a partire dal 22 giugno sarà disponibile la terza. Noi l’abbiamo vista in anteprima e siamo finalmente pronti per farvi sapere se varrà la pena seguire ancora una volta questa disastrata famiglia di supereroi.

MA È ANCORA UNA STORIA DI SUPEREROI?

La trama della terza stagione di The Umbrella Academy abbandona il passato del 1963 per tornare a focalizzarsi sul presente. Un presente però diverso da come i protagonisti lo avevano lasciato. Facciamo quindi la conoscenza della Sparrow Academy, un team di nuovi supereroi che sembra in tutto e per tutto migliore rispetto alla famiglia Hargreeves. Ma lo saranno davvero? Sapranno fare fronte alla minaccia che sta per colpire le loro vite?

Ancora una volta, la serie parte da situazioni potenzialmente devastanti per l’intero universo, per raccontarci la storia una famiglia disfunzionale. E questo è il pregio più grande dello show. Dopotutto siamo costantemente bombardati da serie supereroistiche. Abbiamo quelle più “classiche”, come i prodotti targati Disney+. Abbiamo quelle più anarchiche, come il mai abbastanza elogiato The Boys. E infine abbiamo la serie ideata da Steve Blackman, che si prende il suo tempo (talvolta pure troppo) per raccontarci le anime e i pensieri dietro i personaggi che si muovono a schermo.

Il risultato è un’opera che vi conquisterà non tanto per l’azione, comunque presente, quanto per i rapporti tra i vari “eroi”. È impossibile non volere bene all’ingenuità di Luther, alla strafottenza di Cinque o alla necessità di rivalsa di Vanya/Viktor. Un plauso in particolare proprio alla gestione del personaggio interpretato da Elliot Page, che riesce a raccontare la transizione con una delicatezza e con una veridicità raramente viste altrove. 

RITMO E CARISMA

Esattamente come le prime due stagioni, anche questa nuova serie di The Umbrella Academy “soffre” di ritmi compassati, con scene spesso allungate e che potrebbero essere risolte nella metà del tempo utilizzato. Le virgolette sono però d’obbligo, dato che anche questo registro narrativo è uno dei punti di forza dello show. Se avete amato le prime venti puntate, quindi, rimarrete ipnotizzati ancora una volta dalle prossime dieci. Non pensate però di trovare tutte le risposte alle vostre domande, dato che il finale aperto lascia ben sperare per una quarta stagione che, ne siamo certi, non tarderà ad arrivare.

Come già accennato in fase di recensione, i personaggi sono il fulcro di tutto. Questo è possibile grazie anche a un cast di attori semplicemente sensazionale. A spiccare su tutti sono ancora una volta Robert Sheehan (Klaus) e Aidan Gallagher (Cinque), che mettono in scena momenti esilaranti ed emozionanti. È in particolare Numero Quattro ad averci colpiti, tornando ai fasti della prima stagione, dove la sua interpretazione ci aveva colpito di più. Chi ci ha convinto meno, invece, è la Allison di Emmy Raver-Lampman. Un personaggio che potrebbe dire molto, ma che per alcune bizzarre scelte di scrittura ci ha lasciati spesso interdetti.

https://www.youtube.com/watch?v=MJxZloRClUU

The Umbrella Academy torna su Netflix con una terza stagione in linea con le precedenti, anche se con un focus maggiore rispetto alla seconda. Non importa se vi piacciono o meno i supereroi. Lo show di Blackman saprà farvi ridere, piangere e stupirvi raccontavi le storie di “semplici” esseri umani. Il tutto con quella naturalezza che, purtroppo, talvolta si perde in altre produzioni basate su tutine in spandex ed effetti speciali.

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