The Twin, la recensione

The Twin sceglie la strada del mistero, costruendo con ottima cura e dedizione un’esperienza emotiva che usa il costume del genere per raccontare il dolore di una perdita.

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La recensione di The Twin, al cinema dal 21 luglio

Più che un horror, The Twin di Taneli Mustonen è decisamente un thriller psicologico. Un thriller che usa sì gli strumenti dell’horror (i suoi topos narrativi), e che anche prende molte suggestioni da “horror antropologico” quali quelle, palesi, di Midsommar di Ari Aster (c’è di mezzo la cultura pagana nordica, l’idea di ritualità, di sacrificio, di una comunità inquietante). The Twin però sceglie di percorrere la strada del mistero, della semplice tensione, costruendo tuttavia con ottima cura e dedizione (anche se il finale è un po’ deludente, non riesce bene a chiudere l’argomentazione) un’esperienza emotiva che, un po’ come in Babadook di Jennifer Kent, usa il costume del genere per raccontare il dolore di una perdita.

La trama è piuttosto semplice. Durante un incidente in macchina, il fratello gemello del piccolo Elliott (Tristan Ruggeri), Nathan, perde la vita. La madre (Teresa Palmer) e il padre (Steven Cree) del piccolo decidono così di trasferirsi fuori da un piccolo borgo in Finlandia per provare a ricominciare, ma il ricordo di Nathan e l’insistente presenza dei paesani getteranno Rachel nella disperazione.

In The Twin c’è davvero pochissimo di soprannaturale: gioca quasi tutto nel regno del possibile (a parte giusto due dettagli), e questa è probabilmente la sua mossa più astuta. Mentre seguiamo Rachel nel suo girovagare tra la nuova, grandissima e vecchia casa e i dintorni del paese, mentre ascoltiamo le “solite” profezie della vecchia profetica (una strepitosa Barbara Marten) e ci aspettiamo il peggio dallo sguardo cupo del piccolo Elliott, ciò che attendiamo davvero (con una buona dose di trepidazione) è di riuscire a capire cosa sta succedendo. E funziona benissimo così.

La cura degli ambienti è notevole, e anch’essa concorre molto nel riuscire a costruire tutti i pezzetti di credibilità di cui il film si serve voracemente. Le stanze sono piene di oggetti, ogni singolo dettaglio sembra pensato allo sfinimento. Gli oggetti in realtà serviranno poco (a parte uno) per mandare avanti la trama, o per arricchirla di simboli (ecco, anche in questo siamo ad anni luce di distanza da Midsommar, ma stiamo comunque parlando di un film di tutt’altro respiro). Alla fine The Twin pur presentandosi con grande modestia riesce invece a fare un buonissimo lavoro sulla sua costruzione narrativa, mancando però un po’ di coraggio quando si tratta di chiudere, dove cade un po’ nel banale sulla sua idea di maternità ferita e di femminilità terrorizzata dal complotto. Nel suo complesso risulta però piuttosto coerente, riuscendo - e non è da poco - a tenerci incollati dall’inizio alla fine. Niente male.

Siete d’accordo con la nostra recensione di The Twin? Scrivetelo nei commenti!

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