The Twilight Zone 1x10 "Blurryman" (finale): la recensione
La recensione del season finale di The Twilight Zone, il revival della serie di fantascienza curato da Jordan Peele
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In questo caso non si può parlare dell'episodio senza fare spoiler. La puntata inizia presentandoci uno scrittore frustrato, interpretato da Seth Rogen, che non riesce a venire a capo della storia che vuole scrivere. Espone ad alta voce i propri pensieri, in modo fin troppo esagerato, finché ha l'intuizione di far partire la vicenda direttamente su un mondo in rovina. Si affaccia quindi alla finestra, e scopre che la sua fantasia è diventata realtà, e che tutto è distrutto. A quel punto parte la solita voce narrante di Jordan Peele, che ci butta subito in faccia il tema della responsabilità sociale dell'autore. Stiamo già alzando gli occhi al cielo per la grossolanità della scrittura, quando scopriamo che stiamo vedendo un episodio all'interno di un episodio.
Questa idea di contorno sfocato si materializza quindi nel Blurry Man, una figura inquietante che si aggira sul set. Scopriamo inoltre, con un bel colpo di scrittura, che la figura – difficile da notare – è apparsa in tutti i nove episodi precedenti. L'episodio prende una piega horror mentre Sophie fugge sul set.
L'episodio in sé, per bocca della protagonista, cita alcuni cliché inevitabili dello show: i colpi di scena, la crudele ironia, l'inevitabilità del contrappasso finale. Ma la semplice citazione non riscatta la stagione dalla mancanza di questi o dalla semplicità con cui ci si appoggiati a questa forma di scrittura. Parlando di colpi di scena, di certo quello di questo episodio non sorprenderà molti. Jordan Peele parla allora per bocca di Sophie, chiudendo il cerchio con le riflessioni semiautobiografiche già viste in The Comedian. Svela con sincerità la difficoltà nel risolvere il conflitto – che è anche nel suo cinema – tra trattazione dei temi e intrattenimento, e di aver considerato l'ombra di Rod Serling come una pesante eredità con la quale confrontarsi.