The Twilight Zone 1x03 "Replay": la recensione
Le nostre impressioni sul terzo episodio di The Twilight Zone, intitolato Replay, che parla di pregiudizio e razzismo
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Nina Harrison (un'intensa Sanaa Lathan), una donna di colore (è importante specificarlo), è in viaggio per accompagnare suo figlio Harrison (Damson Idris) verso il suo primo anno al college. Li conosciamo mentre sono ad una tavola calda, scherzano, lei punta su di lui una telecamera, decisa a immortalare il momento prezioso nella vita del figlio. Ripartono, e lungo la strada vengono fermati da un agente di polizia, Lasky (un inquietante Glenn Flesher), che evidentemente ha un pregiudizio fortissimo nei confronti della coppia. La situazione rischia di precipitare, quando Nina schiaccia il pulsante di rewind su una telecamera che porta con sé. Il tempo si riavvolge, la storia ricomincia.
Che questo poi sia rappresentato da un agente delle forze dell'ordine non fa altro che rafforzare la critica sociale, e ad un certo punto vedremo anche la scritta Black Lives Matter. L'intuizione più ispirata allora è la funzione della telecamera in sé, oggetto quasi fuori dal tempo nell'epoca in cui si riprende solo con gli smartphone. E proprio per questo così forte visivamente. Strumento di fuga, certo, possibilità di salvezza, se si pigia il tasto del rewind. Ma – lo capiamo subito – la telecamera rappresenta anche l'occhio oggettivo e imparziale sugli eventi, lo strumento di osservazione che inchioda la realtà ad un presente che non conosce punti di vista, ma solo responsabilità. La telecamera allora è davvero una macchina del tempo: può rappresentare la fuga all'indietro e la salvezza momentanea, oppure può costruire la strada verso un futuro di responsabilità.