The Twilight Zone 1x02 "Nightmare at 30,000 Feet": la recensione

Le nostre impressioni sul secondo episodio del revival di The Twilight Zone, intitolato Nightmare at 30,000 Feet

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Jordan Peele e Simon Kinberg aggiungono 10mila piedi al titolo di uno degli episodi più famosi di The Twilight Zone, e ne fanno il remake. Questo è Nightmare at 30,000 Feet, rifacimento del celebre episodio con il gremlin sull'aereo che vedeva William Shatner come protagonista. Talmente famoso da entrare tra i segmenti scelti per il lungometraggio del 1983 (lì il regista era George Miller). Nel riproporre quella storia, in realtà il revival sceglie una strada diversa, cambia vari dettagli dell'intreccio, rende più sfumata la minaccia, ma mantiene il senso di paranoia dell'originale.

Protagonista è Justin Sanderson (Adam Scott) che sale su un aereo diretto a Tel Aviv. Nel corso del lungo viaggio, ha l'idea non troppo furba di ascoltare l'episodio di un podcast dedicato ad eventi inspiegabili. La puntata in questione riguarda il mistero di un aereo scomparso, e il protagonista in breve realizza che si tratta proprio del volo sul quale si trova in quel momento. Il racconto della vicenda si sovrappone alla voce narrante del podcast, che anticipa eventi, evidenzia possibili piste da seguire, ma soprattutto non lascia scampo rispetto alla catastrofe che sta per verificarsi. Justin cerca allora di mettere in guardia i piloti sul rischio che corrono tutti i passeggeri.

Funziona l'idea di abbandonare del tutto la storia del gremlin – ma c'è una citazione diretta – in favore di qualcosa più legato alla tecnologia dei nostri tempi. Anche in questo caso, come The Comedian, la storia gioca su un senso di mistero e paranoia crescente, e il minutaggio più ridotto rispetto al primo episodio ne facilita la visione. La minaccia c'è davvero, o è solo frutto dell'immaginazione? In questo senso l'episodio ricade in una categoria di storie di The Twilight Zone diversa rispetto a The Comedian. In quel caso si trattava di un racconto di tipo morale, in cui l'individuo, con le sue aspirazioni e i suoi desideri, è al centro della storia. C'è un insegnamento e una punizione. Nightmare at 30,000 Feet ricade invece nella dimensione dell'incubo, kafkiana, che può assalire da un momento all'altro una persona ignara.

È davvero la zona ai confini della realtà classica, che arriva dal nulla, apre un varco nel quotidiano e trascina dietro con sé ogni cosa. Justin ne viene investito e sopraffatto. C'è paranoia, sì, ma c'è anche una lotta più nascosta, che oppone la razionalità al caos e che non si rassegna all'evidenza dei fatti. In questo senso Justin è davvero solo un individuo come un altro. C'è qualche riferimento al suo recente passato di reporter, e a dei trascorsi traumatici che non saranno mai chiari, ma qui la figura è la stessa, anonima, che fu protagonista dell'episodio degli anni '60. Solo un uomo di fronte all'inspiegabile.

A proposito del confronto con l'episodio classico, questo era più affilato e preciso, carico di solitudine, un vero incubo. Qui invece la puntata, soprattutto nel finale, appesantisce l'intreccio con troppi dettagli, personaggi, spunti fantastici.

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