The Twilight Zone 1x01 "The Comedian": la recensione

Jordan Peele cura la nuova versione di The Twilight Zone: ecco le nostre impressioni sul primo episodio del revival

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Jordan Peele, lanciatissimo tra cinema (Noi) e televisione (Lovecraft Country, The Hunt), sembra l'autore ideale in questo momento storico per riportare in televisione The Twilight Zone. Lo vediamo, all'inizio e alla fine del primo episodio del revival, a riprendere il ruolo di narratore pacato, onnisciente e implacabile, che fu di Rod Serling. Eppure, tra le maglie di questo episodio intitolato The Comedian, forse non a caso scelto come primo della stagione, emergono a tratti delle considerazioni personali, da parte di un autore che si trova a vestire panni ingombranti. La puntata allora oscilla tra omaggio al passato, sguardo al presente, identità e citazioni. E funziona a metà.

Lo spunto si adatterebbe benissimo anche ad un episodio della serie classica. Samir Wassan è un comico che cerca di portare sul palco argomenti di rilievo, ma le battute sul Secondo Emendamento non interessano al suo pubblico annoiato. Si presenta allora un uomo misterioso, interpretato da Tracy Morgan, che gli offre una possibilità. Se Samir inizierà a parlare con sincerità di persone che conosce, avrà successo. Il protagonista, dopo un attimo di riluttanza, accetta, e i benefici arrivano subito. Ovviamente, ci sarà anche un tragico rovescio della medaglia.

Kumail Nanjani, che già aveva interpretato uno stand-up comedian nel film The Big Sick, è il protagonista di questa puntata che guarda molto alla scrittura classica della serie. L'impostazione è la medesima di molti episodi. C'è l'uomo comune, l'americano medio – che lo interpreti un pakistano non è minimamente influente – che brama il successo, l'affermazione, il consenso dei suoi pari. E tutto ciò si presenta alla porta con le fattezze del più classico dei patti faustiani. Ci sarà il momento del puro godimento del successo, raccontato tramite affermazioni ripetute, ma sempre un po' più gravi, e la rovinosa caduta nell'abisso. Si parla della rincorsa dell'uomo all'affermazione sociale, del riscatto che passa attraverso la corruzione di se stessi e dei propri principi.

Con Get Out Jordan Peele è riuscito a trovare un equilibrio sottilissimo tra commedia – che è l'ambiente da cui proveniva – thriller, fantascienza, il tutto mescolato con un'analisi stimolante sul tema del razzismo. Non è un traguardo semplice, e Jordan Peele lo sa. Allora potremmo leggere nella puntata (scritta da Alex Rubens, già co-autore con Peele del film Keanu) una certa sovrapposizione tra il personaggio protagonista e il narratore creatore che racconta la storia. Che è solo una storia fra tante, e anche simile a molte raccontate dal classico Ai confini della realtà, ma è particolarmente significativa perché parla di un comico in bilico tra consenso popolare e voglia di fare la differenza trattando temi importanti. Trovare un equilibrio e mantenere l'integrità è difficile, e il rischio per l'artista è quello di perdersi dietro le aspettative altrui, cedere ogni volta una parte di se stessi che viene corrotta ed è perduta per sempre.

In questo senso, malgrado la durata fiume di quasi un'ora, l'episodio trova un suo senso. Il più grave limite allora è rappresentato dalla prevedibilità del tutto. Classico, nostalgico, celebrativo quanto si vuole, ma questo rimane un episodio in cui potremo ricostruire tutto l'andamento della puntata, immaginando perfino lo svolgimento del doppio climax, dopo pochi minuti. Ma è presto per capire cosa sarà questo nuovo The Twilight Zone.

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