The Twilight Children, la recensione

Abbiamo recensito per voi The Twilight Children, miniserie di Gilbert Hernandez e Darwyn Cooke raccolta in volume da RW Edizioni

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Risulta estremamente difficile restare imparziali di fronte a un’opera che rappresenta il lascito di uno degli artisti più amati e apprezzati del panorama fumettistico mondiale. Stiamo parlando di Darwyn Cooke, artista prematuramente scomparso lo scorso maggio, e di The Twilight Children, romanzo grafico in quattro capitoli creato insieme a un altro mostro sacro della Nona Arte, Gilbert Hernandez.

Il testamento artistico di Cooke è ambientato in uno sconosciuto paesino marino dell’America Latina popolato da una comunità vivace, colorita, variegata. Lo sceriffo locale vigila sulla tranquilla cittadina mentre bambini estasiati ascoltano le storie un po’ strampalate di Bundo, la bella e ammaliante Tito flirta col suo amante Anton sotto gli occhi del marito (accondiscendente?) Nikolas e ognuno è intento nelle quotidiane faccende. La serenità verrà presto spazzata via da alcune sfere di luce fluttuanti che appariranno senza un chiaro motivo in diversi punti della città. Felix, uno scienziato e alcuni agenti governativi (non così) in incognito si recheranno sul posto per venire a capo del mistero che avvolge queste sfere e la contemporanea perdita della vista di tre bambini. Ben presto resteranno anche loro vittime di avvenimenti dall’incerta natura. Cosa sono questi oggetti luminosi? Perché sono giunti in quest’anonimo paesino? E, soprattutto, c’è qualcosa che le lega all’affascinante ed eterea Ela, ragazza dai capelli bianchi ritrovata sulla spiaggia?

La storia creata da questo incredibile team creativo cresce capitolo dopo capitolo. Con abile maestria Hernandez crea la giusta tensione snocciolando un po’ alla volta i singoli tasselli che permetteranno al lettore di giungere alla risoluzione. La narrazione realistica si immerge nella magia e lascia entrare elementi sci-fi in un romanzo ibrido molto accattivante. Su un telaio lineare che sovente ricorre all’espediente del flashback per dispiegare elementi essenziale, vengono tratteggiati personaggi ben caratterizzati, intriganti, ognuno con una storia forte, intensa da raccontare e che concorrono a realizzare una messa in scena dai meccanismi semplici ma ben oliati.

Questo almeno per i primi tre capitoli. Tutta ciò, purtroppo, crolla nella sua parte conclusiva con dialoghi e dinamiche spesso in contrasto con quanto visto in precedenza. Certi passaggi, come la risoluzione stessa della vicenda, risultano forzati o, quantomeno, inspiegabili: la carenza di elementi chiari che possano condurre al significato ultimo di quanto visto nelle pagine conclusive lascia infatti un forte senso di incompiuto, e l’amarezza è tanta vista la grande capacità di Hernandez nel gestire pathos, drammaticità e mistero intorno alla vicenda.

Tutti questi ingredienti, che costringono il lettore a porgere estrema attenzione allo sviluppo della trama per riuscire a cogliere anche la minima sfumatura o indizio, poggiano sulle splendide tavole di Cooke. Il tratto cartoonesco dell’artista canadese è un piacere per gli occhi e rappresenta senza ombra di dubbio l’aspetto più forte è riuscito dell’opera. Mai un calo, un errore o una sbavatura (cosa che in fase di sceneggiatura emerge, invece, in maniera lampante): la mano di Cooke riesce a mantenere alti i livelli di espressività, dinamismo e sensualità, tratteggiando scenari esotici perfettamente credibili e ricchi di dettagli. I colori di Dave Stewart accompagnano i disegni di Cooke in maniera mai invasiva, risultando riusciti sia quando vengono utilizzati colori più caldi, sia nelle fasi notturne e algide del racconto.

"Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce": forse adagio più adatto non esiste per rendere al meglio il forte contrasto interiore che affligge chi scrive. The Twilight Children è un’opera che parte benissimo, con il giusto ritmo, una narrazione corale ben realizzata, ma che si perde del tutto nel finale; ma è soprattutto un’opera grafica dalla grande potenza visiva, che racchiude al suo interno le ultime fatiche di Cooke. La sua arte, siamo certi, rivivrà in capolavori immortali come DC: The New Fronter, giusto per citarne uno, e in tante altre piccole gemme disseminate lungo la sua carriera. Quest'ultima, purtroppo, non raggiunge quelle vette e, visti i presupposti, è un vero peccato.

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