The Transporter Legacy, la recensione

Cambiando tutta la squadra e soprattutto il protagonista, Transporter Legacy non ha nessun legame con la parte buona della serie, solo uno con quella cattiva

Critico e giornalista cinematografico


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C'è subito una domanda dietro questo quarto film sul personaggio di Frank Martin: The transporter è un format superiore al protagonista che l'ha incarnato nei primi tre film? Può vivere da solo con altri attori? A giudicare dagli esiti della serie TV se ne potrebbe discutere, a guardare i film non c'è dubbio. The Transporter è una saga sensata e interessante non certo per la trama ma per Jason Statham, allo stesso modo in cui un'altra produzione Besson come Taken non trae la sua forza dalla propria idea, quanto da Liam Neeson. L'autista dei criminali che in sè è una macchina da guerra e ogni volta viene coinvolto suo malgrado in rocamboleschi piani di distruzione/salvataggio, non ha niente di interessante, nulla, è una scusa come un'altra per avere molti inseguimenti e molte scene d'azione. La qual cosa va bene unicamente avendo una chiara idea di come riprenderli e montarli, unita ad un corpo che sia in grado di reggerle. Altrimenti svela ciò che c'è sotto: noia e banalità.

Louis Leterrier una chiara idea l'aveva, Jason Statham era in grado di reggerli. Ora Camille Delamarre non l'ha e Ed Skrein (per quel che è possibile capire da questo film) non è in grado.
The Transporter era talmente fondato sul corpo di Statham e la maniera in cui interpreta l'azione e la violenza da lanciarlo nel panorama del cinema action. Cambiare tutto ciò che rendeva tale quei film ha quindi il risultato che si può immaginare: The Transporter Legacy, con il suo titolo italiano che scimmiotta The Bourne Legacy (l'originale dice "refueled" cioè "rifornito di benzina") non ha niente a che vedere, se non blandamente la trama, con gli altri film. Ed è un pessimo film d'azione.
Se volete misurare quantitativamente la differenza basta guardare a come sono riprese e come sono montate le scene d'azione, la tipica messa in scena cui si è costretti da attori incapaci di offrire una prestazione atletica. Camille Delamarre era sembrato poco adeguato a questo cinema già con Brick Mansions, ma allora l'atletismo incredibile di David Belle metteva una pezza, qui, senza un performer di livello, il regista crolla sotto i colpi della propria inadeguatezza.

I film di The Transporter con Statham sono fondati su lunghissime scene d'azione, sparatorie, inseguimenti o anche semplici risse mai noiose, molto elaborate e riprese attraverso piani lunghi e montaggio moderato, gli stacchi non avvengono mai al momento del colpo, servono solo per passare da un movimento terminato ad uno che sta per iniziare e va ripreso da un'altra angolatura poichè l'obiettivo è di far vedere nella maniera migliore ciò che realmente accade: i veri salti, la vera abilità e la vera prestazione di Statham.

The Transporter Legacy invece fa l'esatto contrario: usa il montaggio per nascondere, per non mostrare in maniera chiara. Gli stacchi avvengono quasi tutti nel momento del colpo, in modo che la sua inefficacia e la sua falsità non siano chiare, i personaggi sono ripresi da vicino in modo che il movimento sia accennato e mai celebrato, non si percepisce in nessun momento la potenza dinamica di quel che accade, non si ha mai quella visione d'insieme dello spazio che consente di capire cosa stia accadendo e dove. Tutto ciò ha l'effetto finale di sottrarre dinamismo e interesse a qualsiasi scena, così anche gli inseguimenti sono noiosi, anche il più banale 1 contro 5 con cui si apre il film è noioso, perchè incomprensibile e privato dell'unica caratteristica che davvero conti in un film d'azione: la forza cinetica di un corpo in movimento all'interno di uno spazio.

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