The Texas Chain Saw Massacre, la recensione

The Texas Chain Saw Massacre è un gioco con diversi pregi, ma che si schianta contro un muro composto da difetti che non possiamo trascurare

Condividi

Quando uscì nei cinema di tutto il mondo, The Texas Chain Saw Massacre (in italiano tradotto con "Non aprite quella porta”) fu un vero e proprio scandalo. Numerosi Paesi misero al bando il film, mentre diversi cinema si rifiutarono di trasmetterlo a causa dell’eccessiva violenza di alcune scene. Certo, era il 1974 e gli spettatori non erano abituati ai film slasher, ma è senza dubbio la prova della forza con la quale si impose sul mercato la pellicola diretta da Tobe Hooper.

Nel mondo dei videogiochi, The Texas Chain Saw Massacre venne trasposto in una versione per Atari 2600 nel 1983, per poi fungere da omaggio o ispirazione in titoli successivi. Basti pensare alla presenza di Leatherface in Mortal Kombat X o al gigantesco omaggio fatto da Capcom con la famiglia Baker di Resident Evil 7. Eppure era da tempo che qualcuno non metteva mano al franchise, tentandone una versione videoludica. Sino a oggi. Utilizzando il nome del primo storico film, Sumo Nottingham ha dato vita a un nuovo multiplayer asimmetrico, sfruttando appieno la forza del franchise cinematografico.

Saranno riusciti i dev a dar vita a un risultato degno di questa IP, oppure il rischio di trovarsi di fronte a un nuovo “Friday the 13th: The Game” è tangibile?

UN OMAGGIO ALL’ORRORE

Nonostante il potenziale narrativo offerto dai vari episodi di Non aprite quella porta, gli sviluppatori di The Texas Chain Saw Massacre hanno deciso di non inserire alcuna campagna o modalità simile. Nessuna storia da seguire e/o documenti da trovare per costruire un qualsivoglia contesto alle situazioni che andremo a vivere. Quello che i ragazzi di Sumo Nottingham hanno valorizzato, però, è stato il materiale di partenza. Di partita in partita, infatti, troveremo foto, testi e altri articoli di repertorio provenienti proprio dai numerosi film (in particolare da quello datato 1974). Un piccolo museo dell’orrore che omaggia gli sforzi fatti da Tobe Hooper e dal suo team nel dare vita a un pezzo di storia del cinema. Non sarà certo una grande consolazione per coloro che speravano in una trama vera e propria, ma è evidente che i dev abbiano deciso di concentrare le proprie forze altrove.

DAY BY DAYLIGHT IN SALSA TEXAS

Inutile provare a nasconderlo: The Texas Chain Saw Massacre è un gioco sulla falsa riga del celeberrimo Dead By Deadlight, ma è evidente come gli sviluppatori si siano sforzati per variare un po’ la formula. Come altri multiplayer asimmetrici, i giocatori si suddividono in due tipologie: da un lato i membri della famiglia omicida, dall’altro le povere vittime prese di mira dai folli individui.

I cinque killer a disposizione, tutti tratti ovviamente dai personaggi iconici del film, sono veramente ben differenziati e ci si trova a volerli provare tutti per comprenderne al meglio le varie capacità uniche. Leatherface può, ad esempio, colpire ferocemente con la propria motosega, distruggendo persino alcuni ostacoli che si trova di fronte. L’Autostoppista, invece, può piazzare trappole a terra e inseguire le vittime anche nei cunicoli più stretti. Insomma: utilizzare gli assassini trasmette realmente la sensazione di star cacciando una preda. Una sensazione simile a quella di Dead By Daylight, ma accentuata dall’ottimo level design, che sfrutta a dovere le varie abilità dei killer.

Discorso diverso per le vittime, caratterizzate inizialmente da un eccessiva somiglianza tra loro, ma che si differenziano una volta saliti di livello. Il loro scopo è quello di andarsene dal terreno della Famiglia, sfruttando una delle possibili vie di fuga prima che gli assassini pongano fine alle loro vite. Ovviamente non sarà semplice salvarsi, ma grazie ai vari oggetti sparsi per la mappa e alle proprie capacità le partite risultano spesso ben equilibrate.

VARIANTI E DIFETTI

Gli scontri si svolgono tra quattro sopravvissuti e quattro membri della famiglia, anche se uno di questi ultimi è sempre controllato dalla CPU. Il Nonno, infatti, è un uomo sulla sedia che fa sfamato a suon di sangue delle vittime o recuperato da appositi contenitori. Se i killer riusciranno a farlo salire di livello, l’anziano del gruppo sbloccherà alcune abilità uniche al team dei “mostri”, permettendo loro anche di individuare le proprie prede. Il risultato è un gioco bilanciato e divertente, anche se inevitabilmente ripetitivo sulle lunghe distanze. A questo vanno aggiunte le difficoltà nel trovare alcune sessioni, che rischiano di portare via al giocatore dai 2 ai 5 minuti a causa del lento matchmaking. Un tempo eccessivo, soprattutto se paragonato alla relativa brevità delle varie sessioni di gioco.

Il problema principale di The Texas Chain Saw Massacre è però un altro: la sua barriera d’ingresso. Senza alcun motivo logico, Sumo Nottingham ha pensato che fosse una buona idea inserire come tutorial dei lunghi video dove si spiegano le varie meccaniche di gioco. Questo è un problema non solo perché i video sono tremendamente noiosi, ma anche perché sono davvero tanti (più di venti) e spesso ridondanti. Un giocatore intenzionato a fare qualche partita probabilmente non supererà mai questo scoglio, disinstallando il gioco alla velocità della luce. Persino un appassionato della saga potrebbe desistere, vista la follia dietro questa scelta. L’unica cosa che possiamo dire è che, se riuscirete a resistere, il gioco potrebbe regalarvi molte soddisfazioni. Ma capiremmo benissimo se preferiste volgere il vostro sguardo altrove.

QUESTIONE DI STILE

Da un punto di vista tecnico, The Texas Chain Saw Massacre non sarà forse il miglior prodotto sul mercato, ma si difende bene grazie a buoni modelli 3D e ad ambienti curati in ogni singolo dettaglio. A questo va aggiunta un’ottima palette cromatica, che riesce a trasmettere un mood simile al materiale originale. Ottimo anche il sonoro, che vanta non solo una soundtrack che si modula automaticamente in base alla situazione, ma anche un discreto doppiaggio in inglese dei vari personaggi e un sound design funzionale in tutto e per tutto. Durante le nostre numerose partite abbiamo riscontrato qualche bug legato alla connessione, ma nulla di davvero fastidioso.

The Texas Chain Saw Massacre non è un gioco né innovativo né riuscito in toto, però ha un gran cuore. Si tratta di un solido omaggio alla saga cinematografica, capace di prendere alcuni elementi di Dead By Daylight per poi modificarli e portarli a un livello successivo. Del tutto imperdonabile, invece, la gestione del tutorial, vero scoglio per chiunque si avvicini a questo titolo. Il nostro consiglio, trattandosi di un’opera presente nel Game Pass di Microsoft, è quello di dare comunque una possibilità a Leatherface, nella speranza il gioco riesca a conquistarvi quanto è riuscito a conquistare noi. Nel peggiore dei casi sarà un titolo che vi intratterrà per qualche partita, in attesa di nuovi videogiochi più strutturati, accessibili e divertenti.

Continua a leggere su BadTaste