The Terror 1x07, "L'Orrore del Pasto": la recensione
Nuovi incubi si affacciano all'orizzonte per i protagonisti di The Terror in questo settimo episodio
Il settimo episodio di The Terror allontana i protagonisti dal nulla ghiacciato per catapultarli - sebbene il verbo risulti improprio, data la macerante lentezza della loro marcia - nelle petrose terre che li separano dalla civiltà, alla ricerca disperata di soccorsi che li guariscano dall'avvelenamento da piombo e dalla conseguente patologia mentale a esso correlata. Erebus e Terror hanno il triste aspetto di templi dimenticati dai propri fedeli, ormai in cammino verso una nuova divinità ben più concreta della gloria: la sopravvivenza.
Frattanto, Morfin (Anthony Flanagan) e Collins (Christos Lawton) sono funestati da incubi allucinatori: se il primo subisce le tragiche conseguenze dell'avvelenamento, arrivando a invocare una morte trovata di lì a poco grazie alla prontezza di un grilletto, il secondo è sempre più schiavo di fantasmi sensoriali legati al recente incendio. Come sussurrato tra le lacrime al dottor Goodsir (Paul Ready), l'odore della carne bruciata dei suoi compagni ha risvegliato in lui l' impulso famelico e raccapricciante del cannibalismo; la confessione di Collins e l'uccisione di Morfin spingono il delicato chirurgo sull'orlo di una crisi nervosa, subitamente calmata dal tepore dell'abbraccio di Silence (Nive Nielsen).
A rischiarare una puntata intrisa di sangue e sconcertanti presagi arriva la promozione del dolce Jopson (Liam Garrigan) a tenente, a seguito dei riconosciuti servigi resi all'equipaggio e, in particolare, al convalescente Crozier durante la sua disintossicazione. È questo un momento di necessario sollievo, per gli ufficiali come per lo spettatore, in cui le angosce sono parzialmente lenite dal balsamo della neonata chimica tra il capitano irlandese e Fitzjames (Tobias Menzies), a ribadire ancora una volta la capacità di The Terror di cambiare gli equilibri tra i personaggi in modo credibile, spingendo il pubblico a un'empatia autentica e mai squallidamente ricattatoria.
Immerso nella luce abbagliante di un sole a lungo negatosi, L'Orrore del Pasto tratteggia con efficacia i contorni delle nuove insidie che l'equipaggio deve affrontare lontano dalle navi, osteggiato da un'inedita forma di terror che, per ora, prescinde da Tuunbaq: è questo infatti, a eccezione del pilota Tutto Per Tutto, il primo episodio in cui la bestia è totalmente assente, accantonata per far spazio al lato belluino che alberga nell'animo umano. Tanto nella fame di carne umana di Collins quanto nell'assassinio finale di Irving (Ronan Raftery) da parte di Hickey è facile leggere l'imminente cancellazione delle leggi dell'uomo in favore di un caos selvaggio e feroce.
Proprio la morte di Irving accende la miccia di un flashback rivelatorio su Hickey, in cui scopriamo come il calafato si sia appropriato dell'identità di un giovanissimo sottufficiale al solo scopo di trovare, nella spedizione di Franklin, la possibilità di una nuova vita. Una rinascita che, lo intuiamo, affonda le radici nel sangue del vero Hickey, probabilmente ucciso dall'impostore che ora ne infanga il nome con piani d'ammutinamento e, come mostrato nella sequenza conclusiva di questo episodio, con l'omicidio. Parafrasando Agatha Christie, "il male si annida ovunque, sotto il sole".