The Terror 1x05, "Primo colpo vincente, ragazzi": la recensione
The Terror stupisce con l'episodio più sentimentale finora offerto al suo pubblico, intriso di disperazione finalmente esibita e commovente coraggio
È questa, in un certo senso, la prima puntata autenticamente catartica della tragica storia raccontata da The Terror: mentre la medicina provvede a far piazza pulita di dita e arti ormai inservibili per congelamento o per artigliate della belva Tuunbaq, le circostanze espongono allo sguardo dello spettatore le ferite interiori dell'equipaggio, cui un incontro ravvicinato con la bestia assassina riesce a restituire, seppur per un attimo, il brivido di un anelito epico frustrato e per questo archiviato ormai da tempo.
Va precisato come non siano solo sentimenti positivi quelli che vediamo nella puntata: all'ormai ben nota paura che divora l'equipaggio come un cancro si affianca la rabbia di Francis Crozier (Jared Harris), sfogata contro Lady Silence (Nive Nielsen) accusata di non voler collaborare all'uccisione di Tuunbaq. La ragazza non resta inerme di fronte all'aggressione verbale del capitano, ribattendo con una lucida analisi che mette in risalto la tendenza autodistruttiva dell'uomo ("Anche se potessi aiutarla, lei in fondo non lo vorrebbe", "Perché vuole morire?"). Parole ardenti di verità che sciolgono il ghiaccio delle difese di Crozier, accendendo ancor più la miccia della sua rabbia.
L'interpretazione di Jared Harris sfiora i livelli del sublime nel toccante discorso in cui dichiara la propria sopraggiunta non idoneità al comando e affida il timone - immobile - della missione a Fitzjames: ancora una volta, The Terror si muove con precisione chirurgica nelle manovre emotive che spostano l'ago della simpatia del pubblico da un estremo all'altro. Il Crozier odiosamente ebbro e violento che sferra pugni e lancia insulti lascia presto spazio a uno struggente, crepuscolare ritratto bagnato di lacrime; allo stesso modo l'inamidato, vanesio Fitzjames dei primi episodi inizia a emergere nella propria inedita statura, che potremo presumibilmente ammirare meglio nei prossimi episodi. Sempre che Tuunbaq, il gelo o l'avvelenamento da piombo non ce lo portino via anzitempo.
Sembra infatti essere questa la spiegazione dei sintomi osservati da Henry Goodsir (Paul Ready), e tale sospetto ci risulta quasi consolatorio, estrema ancora razionale in un'incessante tempesta di orrori oscuri e imperscrutabili. Ma è, prevediamo, solo una pia illusione, e la prospettiva di dover rinunciare a tutto lo scatolame getta un'ombra macabra sul futuro dell'equipaggio: l'uomo affamato si riduce ben presto a belva, come numerose storie di naufragio c'insegnano. Tanto vale, dunque, godersi gli sparuti sprazzi di sollievo presenti in questi quaranta minuti di concentrato emozionale, preparando però il cuore a nuove e più terribili sciagure.