The Story Of Film: A New Generation, la recensione | Cannes 74

Il nuovo capitolo di A Story of Film, titolato A New Generation, è un blando esercizio di critica da chi la conosce poco.

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Cannes 74 - The Story Of Film: A New Generation, la recensione

Quali film negli ultimi 10 anni hanno esteso il linguaggio del cinema? E quali lo hanno innovato?

L’ambizione di Mark Cousins stavolta è eccessiva. Dopo la sua monumentale serie: Storia del cinema: un’Odissea, ora affronta il tempo presente. Più o meno gli ultimi dieci anni, dichiarando all’inizio che nelle seguenti 2 ore e 40 procederà lungo quelle due direttrici, estensione ed innovazione del linguaggio, e che lo farà passando da Bollywood, al cinema africano sommerso, dai blockbuster fino al cinema d’autore per non dimenticare quello asiatico. Tutto.
La missione può dirsi fallita.

Il suo è un lavoro dichiaratamente critico, mette dentro qualcosa e tralascia altro, soprattutto mette in connessione film e scene diverse per identificare tratti comuni e innovazioni (o estensioni “come la mozzarella” dice lui) del linguaggio fino anche ad avventurarsi nel campo di cosa il cinema ha raccontato di noi. Ovviamente sono affermazioni arbitrarie, tutte quelle di questo tipo lo sono, ma la sua argomentazione è scarsa, inefficace se non proprio inesistente! Afferma che certi film sono i primi a fare qualcosa, o che “nessuno mai aveva”, identifica dei campioni ma non spiega perché quelli e non altri simili.

Era chiaro che molto sarebbe mancato. Non avrebbe senso un campionario di tutto quel che è avvenuto, ma prefiggersi di curare tutto e tralasciare (per dire) la rivoluzione del cinema Marvel che ha portato elementi di serialità in sala, non parlare del cinema del reale, trattare marginalmente il cinema cinese, le ibridazioni culturali dei cineasti mezzosangue o addirittura l’esperimento di Boyhood, davvero non ha nessun senso. Specie considerato cosa ha inserito e la maniera in cui rimane stupito da meccanismi, trovate e idee che sono spesso buone, altre volte ordinarie e lui eleva a clamorose. In una strana selezione trova spazio ad esempio Frank, il film in cui Michael Fassbender indossa una maschera come momento d’innovazione nel campo della recitazione!

Alle impressioni di Cousins manca troppo per essere davvero universali come vorrebbe e ancora di più per essere trovate particolari.

Si dirà che non bisogna concordare con lui ma lasciarsi trascinare dal suo punto di vista, per quanto arbitrario e dalla sua visione. Che è giusto. In teoria. Nella pratica come si può resistere a tanta retorica? A così tante considerazioni vacue e generali su singole, singoli film e interi movimenti? Anche quando prende di petto film davvero innovativi tira dei paralleli con grandi classici della storia del cinema che sono (nel migliore dei casi) irritanti. Come si può trascurare che il 60% dei film citati sono cinema d’autore europeo e la gran parte passati a Cannes (lo stesso festival che mostra questo film)?
La sua voglia di citare pittori classici o temi d’attualità come la crisi economica lo fanno somigliare ad un critico in erba bisognoso di legittimazione intellettuale, mentre la maniera in cui descrive le stesse immagini che vediamo, fornendo contesto e una lettura “più profonda”, alla lunga imbarazza e finisce per essere alle volte platealmente fantasioso.

Sei d'accordo con la nostra recensione di The Story Of Film: A New Generation? Scrivicelo nei commenti

Continua a leggere su BadTaste