The Steams 4, la recensione
Abbiamo recensito per voi il quarto numero di The Steams, serie a fumetti edita da Noise Press
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Quarto appuntamento con The Steams, antologico edito da Noise Press che presenta storie accomunate da un'anima steampunk, genere letterario divenuto ormai un marchio di fabbrica della casa editrice lanciata da Luca Frigerio. È proprio quest'ultimo a firmare i testi di Wonder Who, storia in quattro parti che qui termina la sua entusiasmante corsa.
Sempre vivace e carica di mistero, la storia giunge al termine convincendo appieno. La risoluzione può forse risultare un po’ forzata, ma, considerando la profonda caratterizzazione con la quale Frigerio definisce la protagonista e il cast di comprimari, il tutto risulta perfettamente coerente, oltre che funzionale a un possibile proseguimento; se da un lato l’arco narrativo chiude la trama fin qui imbastita, dall'altro getta infatti le basi per futuri scenari accattivanti.
Congedati dall'intensa avventura di cui sopra, riprendiamo la lettura dall’altro lato del flipbook dando il benvenuto a John Wild Hound, protagonista di Wild. Le atmosfere da spy story lasciano il posto a uno scenario completamente diverso: Jefferson City, cittadina che sorge lungo il fiume Missouri, nel vecchio west.
Lo sfruttamento degli innumerevoli giacimenti di petrolio ha permesso alla località di diventare un centro economico importante; questa trasformazione ha però richiesto il sacrificio delle popolazioni native del luogo, i Nu-U-Kon-Ska. Alcuni di loro hanno iniziato a lavorare per il nemico, altri sono stati uccisi e altri ancora sono stati costretti ad abbandonare la loro terra. In questo clima avvelenato assistiamo al ritorno di Raging Bear, un nativo esiliato e ora riapparso in città animato dalle peggiori intenzioni.
Gianluca Manzo contamina le atmosfere steampunk della testata con venature western che fanno leva su una componente storica drammatica. Partendo proprio dal substrato emotivo che scaturisce dalla particolare ambientazione - la rabbia per l’ignobile invasione, l’orgoglio di un popolo mai domo e la fascinazione per l’animo nobile di guerrieri pronti a morire per i propri ideali - lo sceneggiatore costruisce una storia che parte forte lasciando intravedere ampi margini di approfondimento.
I disegni sono opera di Davide Pandozy, bravo nell’esaltare la componente espressiva del racconto grazie al suo tratto preciso e ricco di dettagli. Le sue anatomie spiccano per potenza plastica e dinamismo riuscendo a trasmettere la concitazione degli scontri. Di grande impatto anche il lavoro della colorista Chiara Miriade, abile nell’utilizzo degli effetti chiaroscurali.