The Sixth Gun voll. 5 - 6, la recensione
Abbiamo recensito per voi il quinto e il sesto volume di The Sixth Gun, opera di Cullen Bunn e Brian Hurtt
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Prosegue la vicenda di Becky e Drake, due avventurieri della frontiera uniti dal destino tragico e beffardo e dai capricci delle Sei Pistole, armi ancestrali dai grandi poteri e dotate di una propria volontà che, qualora riunite, potrebbero distruggere interi mondi per riplasmarli, si dice, secondo i voleri dei loro possessori. Attorno a loro, un coro di alleati e di avversari incredibilmente colorito. Ci sono mummie del mistero, guasconi cowboy dal cuore tenero, sette fondamentaliste a caccia delle streghe, organizzazioni segrete di mercenari dell'occulto, indiani d'America cacciatori di sogni e creature di ogni genere e misura.
Dopo The Sixth Gun vol. 5: Lupi d'inverno, all'insegna dell'avventura e dell'azione, con The Sixth Gun vol. 6: La danza degli spettri, Cullen Bunn ci riporta alla trama principale con convinzione sempre maggiore. Ritornano sulla scena vecchi nemici, sempre più agguerriti, che riprendono l'assalto alla coppia di tormentati fuggitivi e cacciatori di pistole. Inoltre, entra in scena un personaggio chiave, che forse ha tirato gran parte delle fila sin dall'inizio di quest'avventura bizzarra e affascinante. Si stanno formando in maniera sempre più chiara gli schieramenti contrapposti attorno alla minaccia catastrofica e all'opportunità cosmica che le sei armi magiche rappresentano. Ma tra gli alleati di Drake e Becky c'è grande indecisione, e ognuno ha la propria idea del corretto uso delle pistole.
Becky e Drake sono alleati, amici, forse potenziali amanti, eppure rivali per il ruolo di predestinato della vicenda. Si scambiano continuamente il posto dal punto di vista funzionale, mescolando le loro prospettive di co-protagonisti all'interno di una gestione narrativa tanto equilibrata che raramente abbiamo visto in altre serie d'avventura e che sosterrebbe tranquillamente da sola l'interesse per la trama. Se ci aggiungete tutto il contorno di leggende e di creature, tratte dalle più disparate fonti e tradizioni, dal voodoo al folkore nativo-americano, nonché l'azione entusiasmante, eccovi un vero gioiellino fra le mani.
The Sixth Gun non annoia nemmeno per un secondo, incanta sinceramente con i suoi colpi di scena e le svolte di trama e ci lascia, come sempre, con un grande interrogativo. Come mai uno sceneggiatore così capace, con così tanto istinto per ciò che è intrattenitivo, con una tale capacità di scovare l'interesse e di riutilizzare e rielaborare immaginari e idee non riesce mai a convincere quando ha in mano il Fumetto di super eroi? Com'è che le storie degli X-Men di Bunn e i suoi progetti per la Marvel non vanno mai oltre la sufficienza, spesso nemmeno pienamente convincente? Mistero. Perché guardarlo divertirsi a mescere mitologie nelle sue storie indipendenti è davvero una soddisfazione enorme, che vi consigliamo caldamente di non lasciarvi scappare.