The Silent Sea (prima stagione): la recensione

La recensione in anteprima di The Silent Sea, la serie sci-fi coreana in arrivo su Netflix, che trasporta gli spettatori in un futuro in cui l'umanità affronta una terribile siccità

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The Silent Sea: la recensione

A ribadire le alte ambizioni di rilancio internazionale già affermate con Squid Game ed Hellbound, la Corea si appresta su Netflix a dire la sua anche in ambito fantascientifico con la claustrofobica The Silent Sea.
Riprendendo atmosfere e stilemi di grandi classici come AlienAliens: Scontro Finale e 2001: Odissea nello Spazio, la serie firmata da Choi Hang-yong li rielabora a uso e consumo del vorace spettatore di Netflix: costruisce così una parabola a sfondo ambientalista, costellata di piani infausti, sangue e redenzione.

Quella sporca, ultima base

La premessa è delle più desolanti: la Terra è preda di un’irrimediabile siccità che ha prosciugato oceani e fiumi, riducendo la popolazione a una sete perenne. Anche qui, come in tutte le società distopiche che si rispettino, vige una disparità di classe: a pochi fortunati sono concesse riserve d’acqua più o meno illimitate, a svantaggio di chi è costretto a mendicare per poche gocce.

In questo contesto di arida disperazione, il governo invia una squadra di studiosi sulla Luna per recuperare alcuni misteriosi campioni dalla base Balhae. Tra i membri figura anche l’etologa Song Ji-an (Bae Doona), la cui sorella - assieme ad altre 116 persone - perì misteriosamente cinque anni prima proprio in quella medesima stazione spaziale.

Ad accompagnarla, un ristretto gruppo di comprimari di cui il dipanarsi della vicenda svelerà le reali intenzioni; tra essi spicca Han Yoon-jae (Gong Yoo), il carismatico leader della spedizione, ligio al dovere e determinato a portare a termine la missione senza indulgere in distrazione alcuna.

Tra Song e Han, il conflitto è immediato: la necessità di far luce sull’incidente avvenuto cinque anni prima nella base si scontra infatti con la rapidità con cui il recupero dei campioni dev’essere portato a termine. Uno scontro da cui scaturiscono dilemmi morali che, come allo scoppio di una granata, spingeranno i personaggi in direzioni drammaticamente divergenti.

The Silent Sea - Cast

Un fiume con troppi emissari

La sapiente gestione della tensione garantisce collante emotivo agli otto episodi che costituiscono questa prima stagione, cullando lo spettatore tra le pieghe di un’ovattata angoscia che si protrae fino alla concitata conclusione, velata di un ottimismo comunque lungi dal tradizionale lieto fine.

A discapito della sua curata messinscena e della validità del soggetto, The Silent Sea risente però di un esubero di linee narrative, che disperdono la sua solidità iniziale in una miriade di rivoli più o meno fangosi. Troppa è la carne al fuoco su una griglia drammatica che, a una prima occhiata, era parsa votata alla più composta essenzialità.

Sono proprio alcune di queste superflue sottotrame a minare la credibilità della serie, rischiando di far apparire le macchinazioni dei “piani alti” come illogiche, quando non totalmente imbecilli. Se le bugie hanno le gambe corte, quelle qui mostrate sono grottescamente zoppe sin dal loro esordio.

L’ago della bilancia pende comunque a favore della promozione di un prodotto che, eccetto che per qualche usurato cliché, coinvolge grazie a performance attoriali asciutte e potenti. È lontano dalle stanze del potere politico, negli oscuri condotti della base lunare, che The Silent Sea trova la propria quadra migliore; ed è lì che può inserirsi, non senza doverosa umiltà, nella scia dei capisaldi sci-fi che si propone di omaggiare.

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