The Shrink Next Door: la recensione dei primi tre episodi

The Shrink Next Door è una commedia nera sempre a un passo dal trasformarsi in dramma, e sorretta dalle interpretazioni stellari dell’intero cast

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The Shrink Next Door è su Apple TV+

Con ogni probabilità, la prima cosa che farete appena finito di vedere i primi tre episodi di The Shrink Next Door sarà andare a controllare quando esce il quarto (ve lo diciamo noi: tra una settimana).

Da un paio d’anni a questa parte Apple ha adottato una strategia di distribuzione delle sue serie originali che sta a metà tra il classico “ecco il primo episodio, se vi è piaciuto ci vediamo tra una settimana” e il binge netflixiano che prevede l’upload simultaneo dell’intera stagione. The Mosquito Coast, Lisey’s Story, Foundation, tutte serie che hanno esordito con due/tre episodi contemporaneamente, e poi una più classica cadenza settimanale. Sembra una banalità ma è una struttura che consente di giocare con archi narrativi lievemente più lunghi di quelli che stanno in un singolo episodio, ma che devono essere comunque abbastanza brevi da attirare l’attenzione e da lasciare in sospeso un numero sufficiente di questioni da spingere alla fidelizzazione.

Rudd Ferrell

The Shrink Next Door funziona esattamente così: usa i primi tre episodi non solo per presentare la situazione e i personaggi, ma anche per mettere in moto una serie di meccanismi che avranno conseguenze su tutto il resto della stagione, e che alla fine del terzo episodio hanno appena cominciato a prendere velocità; anche in termini di minutaggio si potrebbe vedere questo antipasto di serie come un vero e proprio film, un prequel per tutto quello che verrà. Per cui è difficile arrivare in fondo senza essere divorati dalla voglia di proseguire, di scoprire che forma avrà l’esplosione che è stata caricata fin lì, e quante vittime farà.

Non inganni la presenza di Will Ferrell e di un bizzarro Paul Rudd con barba posticcia: The Shrink Next Door è anche una comedy, ma non è quasi mai una serie che fa ridere. Si muove piuttosto nello spazio tragicomico compreso tra certi film newyorkesi di Woody Allen e una serie come Mrs. Maisel, nel quale il sorriso a denti stretti è sempre a un passo dal trasformarsi in pianto. Non è quella che si definisce una serie leggera, che non vuol dire che sia priva di leggerezza; solo che le cose che racconta sono grosse, brutte e cattive e foriere di riflessioni e angosce per tutte le età, indipendentemente da come vengono declinate.

The Shrink Next Door Rudd Ferrell

La storia è quella di, per farla semplice, Martin Markowitz un piccolo imprenditore (Ferrell) che ha appena ereditato l’attività da papà e fa fatica ad accettare il suo nuovo ruolo e le sue nuove responsabilità, anche perché soffre di attacchi di panico da quando è preadolescente ed è una persona terrorizzata dal confronto e dedita a compiacere chiunque le si pari davanti. E del suo psicologo Isaac Herschkopf (Rudd), lo strizzacervelli meno professionale della storia della TV, che oltre che suo dottore diventa anche suo amico, e pian piano si impadronisce della sua vita. Fino a che punto non lo sappiamo ancora, perché come dicevamo i primi tre episodi servono solo per mettere in moto la macchina, ma il fatto che The Shrink Next Door sia ambientato negli anni Ottanta ma si apra con una sequenza nel 2010 nella quale Ferrell sfascia a martellate la casa di Rudd ci porta a pensare che la situazione si farà rapidamente sempre più estrema e paradossale.

Perché finora la serie tratta dal podcast omonimo ha flirtato con l’assurdo senza mai entrarci del tutto, anche grazie alla presenza del terzo incomodo nel rapporto tra i due – la sorella di Martin, Phyllis (Kathryn Hahn) che almeno all’inizio sembra dover rappresentare la voce della ragione, fino a quando la realtà raggiunge anche lei e la fa piombare nella sua personale spirale. Non stiamo dicendo che in The Shrink Next Door manchino le risate e il divertimento, ma di sicuro quella che sembra essere solo una simpatica commedia un po’ caricaturale non ci mette molto a rivelarsi per quello che è davvero, cioè una riflessione sull’animo umano, sulla famiglia, il successo, la responsabilità – e siamo solo al terzo episodio. Le premesse per uno dei migliori originali Apple di sempre ci sono tutte: Will Ferrell si rivelerà il BoJack Horseman di Tim Cook?

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