The Shift, la recensione | Roma 15
Pensato per essere un film teso che nasconde delle idee d'autore, The Shift non è davvero teso come promette e non è così sofisticato come vorrebbe
In una scuola esplode una bomba, due studenti si sono fatti saltare in aria per ragioni religiose, delle molte ambulanze che accorrono a soccorrere quella che seguiamo carica, senza saperlo, uno dei due attentatori che non aveva fatto in tempo a innescare la sua bomba. Se ne rendono conto solo una volta a bordo e in corsa verso l’ospedale, vedendo la cintura di esplosivi, è il momento in cui il ragazzo si sveglia e li ricatta di farsi saltare in aria lì per lì se non fanno quello che vuole.
C’è allora il dolore dei genitori, c’è l’imam che l’ha radicalizzato, c’è il desiderio del ragazzo di credere in qualcosa di più grande e c’è l’umanità della donna con cui ha a che fare. Peccato però che il cuore del film sia di tensione senza che il film la crei davvero. Dovremmo stare sulle spine per la vita dei paramedici minacciati e dovremmo essere incalzati da mille eventi che incontrano sulla loro strada mentre il ragazzo gli ordina cosa fare e dove andare ma in realtà non funziona così. Non c’è mai vero rischio e non ci sono nemmeno i meccanismi elementari della suspense (senza contare che abituati come siamo a protagonisti d’azione in quelle situazioni ci fa un po’ fatica vedere una persona normale con tutte le paure che la bloccano dal fare qualcosa e prendere l’iniziativa, ma è un problema che ha solo chi guarda cinema d’azione).