The Shannara Chronicles 1x05, "Reaper" - La recensione

Qualche colpo di scena inaspettato e una buona dose d'azione continuano a salvare The Shannara Chronicles dal pericolo di scivolare definitivamente nel teen drama

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Spoiler Alert
Eccede forse in esposizione il lungo flashback in apertura di Reaper, quinto episodio di The Shannara Chronicles, durante cui ci vengono svelate le circostanze che portarono alla morte di Aine, padre di Amberle, oltre a darci un quadro più chiaro di come il suo amore abbia forgiato la personalità indomita e ribelle della principessa. In una puntata che smentisce parte dei timori relativi alla separazione tra la corte di Arborlon e il resto delle Quattro Terre, scongiurando almeno per il momento il rischio di precipitare nel teen drama con le orecchie a punta, si palesano nuove strategie da parte del Dagda Mor (Jed Brophy), abbastanza astuto da capire che la potenza delle forze elfiche possa essere minata più da una cattiva influenza infiltrata all'interno del palazzo che da una squadriglia di demoni non ancora del tutto in forze. Il ritmo serrato della puntata e un buon quantitativo di scene d'azione contribuiscono a salvaguardare The Shannara Chronicles dal pericolo - sempre costante, dato il target della serie - di perdere di vista l'epica in favore di un facile sentimentalismo adolescenziale.

Sul fronte dei tre giovani protagonisti, duole tuttavia constatare come Austin Butler continui a risultare inadatto al ruolo e, cosa peggiore, al contesto in cui muove i propri passi; laddove l'Amberle di Poppy Drayton conferma, anche nei momenti più melensi, uno strenuo legame con l'impianto fantastico della vicenda, e l'Eretria di Ivana Baquero emerge come punta di diamante piacevolmente carismatica nella triade di avventurieri, il nostro Wil si trova messo in ombra spesso e volentieri, e non c'è addominale scolpito che possa rimediare alla momentanea mancanza di pepe del suo personaggio. Confidiamo che i prossimi episodi gli donino lo spessore che la sua posizione di protagonista gli impone di dimostrare.

Convincente l'alchimia tra Allanon (un sempre incisivo Manu Bennett) e il suo pupillo Bandon (Marcus Vanco): l'addestramento del giovane chiaroveggente è ancora agli albori, ma promette già un'evoluzione non scevra di elementi d'interesse. E non sono da meno gli intrecci - familiari e non - che si stanno sviluppando tra le bianche corti del palazzo reale. Se i conflitti tra i due principi Arion e Ander sembrano acuirsi sempre più, secondo uno schema in precario equilibrio tra prevedibilità e topos, il colpo di scena che conclude Reaper apre il campo a nuovi scenari che riserveranno più di un brivido - oltre a offrire, c'è da scommetterci, ulteriore saggio del talento di John Rhys-Davies.

Viene infine introdotto in modo brutale un elemento finora suggerito solo vagamente, ovvero la datazione postapocalittica della storia narrata: i nostri eroi si imbattono in un'area contaminata dalle radiazioni, con molti elementi appartenenti alla civiltà a noi contemporanea e, per questo, in stridente contrasto con l'atmosfera fiabesca che fa da cornice al viaggio di Amberle. L'effetto è straniante, ma non per questo poco convincente: sembra quasi di vedere dei rifiuti urbani in un'area archeologica, in un inquietante capovolgimento in cui il passato è veicolo di bruttura, mentre il presente sembra avviato verso una purificazione consolante, almeno nelle intenzioni.

Certo, ci sono snodi della trama che, specialmente all'occhio di uno spettatore digiuno dell'opera originale di Brooks, potrebbero risultare piuttosto fumosi, ma nulla di tanto gravoso da pesare sull'impianto generale dell'episodio in modo rilevante. Non saremo di fronte alla perfezione, ma questi cinque episodi di The Shannara Chronicles sono riusciti sinora a costruire un'ossatura verosimile su cui articolare una storia accattivante, arrivando a potersi concedere il lusso di qualche saltuario scivolone senza tuttavia perdere di mordente. Basterà ad assicurare la fedeltà del pubblico? Staremo a vedere, ma per il momento, al di là di ogni ottuso snobismo aprioristico, alla serie di MTV vanno riconosciuti, con la massima onestà, più pregi che difetti.

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