The Romanoffs 1x08 "The One That Holds Everything": la recensione
Le nostre impressioni sull'ultimo episodio di The Romanoffs
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Ci troviamo alla stazione di Parigi. Un viaggiatore si reca a prendere il treno, incrocia per caso i protagonisti del primo episodio della serie, e immaginiamo subito che l'episodio sarà un grande contenitore di collegamenti con tutte le altre puntate. Non sarà così. Ci sarà almeno un altro riferimento ad un'altra puntata, ma il punto qui è un altro. Sul treno il viaggiatore incontra un'altra persona e, come in un thriller di Hitchcock, l'incontro apre la porta ad un racconto non così innocuo come potrebbe sembrare. Subentra allora un nuovo protagonista, con la sua vita da adulto e poi ancora da bambino. Un racconto frustrante, anche sfilacciato ad un certo punto, ma, come abbiamo detto, la ricompensa arriverà.
In qualche modo, anche questa puntata risente di quel tema. C'è un personaggio che si chiama Simon (Hugh Skinner) che vede andare in frantumi non solo la propria famiglia, ma anche la propria identità personale. Senza entrare nel dettaglio, per lui inizia un lunghissimo percorso di accettazione di sé, lo sforzo di riprendere in mano la propria vita. E, se un collegamento con Mad Men si può fare, questo risiede proprio nel peso delle responsabilità, in ciò che un semplice cognome, o uno status sociale, richiedono in termini di libertà personale. Queste sono storie che hanno raccontato di uomini e donne provenienti da ambienti molto diversi che si innamorano, di tradimenti stupidi, di paranoie incontrollabili, di pregiudizi difficili da ignorare.
Non è il migliore degli episodi – primato che spetta senza dubbio a End of the Line – ma si colloca comunque tra i più riusciti, anche nella sua capacità di raccontare un dramma umano sincero.