The Romanoffs 1x01 "The Violet Hour": la recensione

Le nostre impressioni sul primo episodio di The Romanoffs, nuova serie di Matthew Weiner

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A Matthew Weiner avremmo potuto perdonare l'orgoglio, ma non la superficialità. Con Mad Men, l'autore televisivo aveva tirato su una delle colonne portanti della peak tv contemporanea. Ed era quindi alta l'attesa nei confronti di The Romanoffs, suo nuovo, personalissimo progetto, ambizioso fin dall'impostazione. Appoggiandosi ad un cast di richiamo, la serie antologica in otto episodi presenta altrettante storie ambientate nel presente, accomunate da un presunto discendente della famiglia reale russa. La serie Amazon, che ha esordito con il rilascio di due episodi, non riesce tuttavia a sostenere quell'ambizione. Poco, se non visivamente, rimane della raffinatezza del suo precedente capolavoro, mentre The Romanoffs nei momenti peggiori dà l'impressione di girare a vuoto.

Il primo episodio, The Violet Hour, segue una donna anziana di nome Anushka (Marthe Keller). Cagionevole di salute e molto scontrosa, vive da sola in un lussuoso appartamento. Il nipote Greg (Aaron Eckhart), spalleggiato dalla cinica fidanzata Sophie (Louise Bourgoin), si prende cura di lei come può. Un po' per sincero affetto, un po' perché attende di ereditare la casa. Le trova quindi un'assistente familiare musulmana (ma cittadina francese) di nome Hajar (Ines Melab). Nei primi tempi Anushka, che tra le altre cose è anche razzista, offende continuamente la ragazza. La scrittura, abbastanza prevedibile, ci fa capire che le cose cambieranno presto.

Se la scrittura dell'episodio fosse stata più profonda avremmo potuto rileggere il tutto come una provocazione bonaria da parte di Weiner. Un modo per prendere in contropiede quanti si aspettassero un prodotto simile a Mad Men. In realtà The Violet Hour è una storia fin troppo immediata, che scoraggia fin dai primi minuti qualunque tentativo di rielaborare a posteriori il senso della vicenda. I personaggi procedono secondo varie sfumature di bidimensionalità, ma in ogni caso non sono mai interessanti. Tutti loro servono un soggetto che si evolve tramite svolte troppo prevedibili, senza sorprese e senza un grande tema conduttore.

La premessa sarebbe quella di un Quasi Amici al femminile (ci troviamo pure a Parigi!), con l'anziano scorbutico e il giovane che potrebbe fare breccia nella corazza. Il taglio della puntata è molto umoristico, e da quel punto di vista l'episodio è talmente lineare da risultare molto accessibile. Procedendo nella storia subentra una componente romantica-fiabesca troppo superficiale comunque la si voglia intendere, e il tutto sfocia in una pantomima finale da commedia teatrale. Qui saltano gli altarini, le macchiette esplodono, la tensione drammatica si scioglie in proclami da farsa. Ed è tutto talmente caricato nella sua grossolaneria che è strano pensare che non sia consapevole.

Eppure poco rimane, anche a fronte della premessa generale del tutto. Anushka, discendente dei Romanoff, perduta in un aristocratico isolamento che poco ha a che vedere con il presente. E Hajar, la giovane francese musulmana che rappresenta il futuro e può scardinare quel sistema di contrapposizione tra alta borghesia e ceti più poveri di cui la puntata parlerà ad un certo punto. Potenzialmente interessante, ma dal creatore di Mad Men era lecito aspettarsi di più.

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