The Rising (stagione 1), la recensione

Pigra e incoerente rispetto alle proprie premesse, The Rising non aggiunge nulla di originale al genere del giallo soprannaturale

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La recensione della prima stagione della serie The Rising - Caccia al mio assassino, disponibile su NOW

Ricordate Amabili resti, libro e poi film dedicato a una teenager fantasma in cerca del proprio assassino? The Rising, serie britannica tratta da un format belga (Beau Séjour), ripropone al pubblico la medesima meccanica, adattandola al racconto per episodi senza particolare verve. La diciannovenne Neve Kelly (Clara Rugaard) emerge dalle acque di un lago nelle prime immagini della serie, e presto comprendiamo - assieme a lei - che la ragazza non è più parte di questo mondo. Può interagire normalmente con gli oggetti intorno a lei, ma tali interazioni sono del tutto invisibili ai "vivi" presenti.

La premessa, per quanto non nuova, è indubbiamente affascinante; come può una defunta, impossibilitata a comunicare col mondo dei viventi, indagare sul proprio assassinio e farsi giustizia? La domanda trova risposta subitanea perché, se è vero che Neve è invisibile ai più, qualcuno in realtà percepisce la sua presenza come quella di chiunque altro. Il primo ad accorgersi del fantasma (ben concreto) di Neve è suo padre, l'insegnante alcolizzato Tom (Matthew McNulty); non sarà l'ultimo a poter comunicare con la giovane, che troverà insperati alleati nella sua ricerca della verità.

Fin troppo facile

In una delle prime scene della serie, viene messo in chiaro attraverso la rottura di un vaso come le modifiche di Neve all'ambiente circostante non vengano avvertite dai viventi. Successivamente, la ragazza usa il computer del padre in compagnia del genitore, e ci chiediamo cosa vedrebbe una terza persona incapace di percepire la presenza della giovane. Basterebbe quanto detto per comprendere come la serie pieghi il capo ad alcune forzature internamente incoerenti, che minano non poco la sospensione dell'incredulità.

Certo, la scelta di costellare The Rising di "eccezioni" alle regole imposte inizialmente è volta a facilitare alcune svolte narrative e velocizzare la risoluzione del mistero; tuttavia, è il primo - e forse più importante - elemento a farci storcere il naso. Sembra infatti che si voglia percorrere la via più facile, tradendo le premesse in nome di una pesante pigrizia creativa. Le troppe scorciatoie che sovvertono le regole del mondo creato da The Rising generano crepe purtroppo irreparabili; il fatto che si tratti di un racconto soprannaturale non giustifica, ma anzi acuisce la gravità delle forzature superficiali della trama.

Un giallo sbiadito

Alla contraddittorietà della realtà narrata si aggiunge una mala gestione dell'indagine, schiava di cliché usurati che portano lo spettatore leggermente più smaliziato a identificare, nel giro di poche scene, il probabile colpevole dell'omicidio di Neve. La ricerca della soluzione non diviene mai stimolo di ragionamento per il pubblico; inoltre, a fronte di una lodevole prova da parte di tutto il cast, alcuni personaggi vengono accennati senza mai essere degnamente sviluppati. Spunti presentati come importantissimi (la latente capacità medianica del fratellastro di Neve) vengono abbandonati in favore di intrecci sentimentali di spessore talvolta inconsistente.

Non giova inoltre al racconto l'inserimento di un giallo nel giallo, che nulla aggiunge alla storia principale. Il mistero della morte di Neve è ciò che c'interessa; ogni deviazione verso altri misteri non è che fumo che origina da un arrosto piuttosto misero. Peccato, perché al netto della faciloneria di alcune scelte narrative e dell'inutile diluizione, The Rising poteva contare su un inizio accattivante e su un gruppo di interpreti di rilucente sensibilità. L'impressione è di essere davanti a un buon prodotto rovinato dalla pigrizia dei propri autori, figlio non abbastanza amato di genitori distratti. La speranza è che la seconda stagione, già confermata, possa imparare dagli errori della precedente e offra allo spettatore qualcosa di meglio che un compitino svogliato.

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