The Right Stuff: Uomini veri 1x01 "Sierra Hotel"/1x02 "Bravi ragazzi": la recensione
Molto accogliente, ma anche privo di sussulti, The Right Stuff: Uomini veri rientra tra le classiche storie di conquista dello spazio
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Se esiste un elenco di regole non scritte per i prodotti audiovisivi che parlano della corsa allo spazio, The Right Stuff – Uomini veri le segue tutte. Come se esistesse un universo condiviso sotterraneo, che non è esplicito, ma che si adegua automaticamente a un certo tipo di scrittura, a un certo tipo di messa in scena. In questo senso, la serie di National Geographic, che diventa per assimilazione una serie di Disney+, è un prodotto senza dubbio molto accogliente, molto rassicurante, anche piacevole a modo suo. Non ci sarà nulla di sorprendente o particolarmente interessante da rilevare qui, ma come proposta televisiva ha un suo senso.
Superuomini perché tali, perché così definiti o perché lo diventano per necessità. La scrittura ci mette poco a trovare il suo conflitto principale nell'apparenza di perfezione degli astronauti che si scontra con i loro limiti nella vita privata. In particolare lo fa concentrandosi su tre di questi: Alan Shepard, John Glenn e Gordon Cooper (Jake McDorman, Patrick J. Adams e Colin O'Donoghue). Esclusa la patina di perfezione che circonda la figura storica di Glenn – quello più avanti con l'età, il più maturo – gli altri hanno delle limitazioni che li rendono meno perfetti di quel che ci si aspetterebbe. Nulla di eclatante, piccoli problemi in famiglia, ma tanto basta per scheggiare la perfezione di questi personaggi che incarnano l'american way of life minacciata dai russi (concetto di cui si parla esplicitamente).
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