The Rental, la recensione

Privo di ritmo, di inventiva visiva e più platealmente di un’idea che lo caratterizzi, The Rental è un horror che delude le aspettative

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The Rental, la recensione

Partendo dalla classica premessa horror del “tranquillo weekend di paura”, inserendosi poi nella più recente rappresentazione orrorifica dei dispositivi tecnologici (l’ossessione tutta contemporanea dell’essere osservati da un occhio invisibile, ormai specialità della Blumhouse, da Paranormal Activity a L’uomo invisibile), The Rental di Dave Franco, qui al suo esordio alla regia, cerca disperatamente di riprendere questi elementi consolidati per crearsi un suo posto nel cinema di genere. Franco non riesce tuttavia nel compito più semplice che la regola, banalmente, gli richiede: sapere creare tensione. Privo di ritmo, di inventiva visiva e più platealmente di un’idea precisa che caratterizzi la storia, The Rental delude le aspettative senza nemmeno dare la soddisfazione, alla fine, di avere dato un senso narrativo alla sua storia.

Al contrario di quello che è poi il risultato, The Rental raccoglie gli elementi più tipici dell’horror proprio come se cercasse di rassicurarci sulla sua solidità, quasi volesse subito dichiarare che la sua particolarità, la sua idea di fondo, si troveranno in realtà altrove. La storia è infatti quella tipica di due giovani coppie - qui Charlie, Michelle, Josh e Mina (Dan Stevens, Alison Brie, Sheila Vand, Jeremy Allen White) - che si isolano in una casa in mezzo alla natura per trascorrere dei giorni di relax, ma che una volta arrivate si ritrovano intrappolate in un incubo. È poi con la scoperta di telecamere nascoste per la casa che l’idillio si frantuma definitivamente e l’azione prende il via, svelando relazioni inedite tra i personaggi e obbligandoli a prendere scelte per la loro sopravvivenza. Ma da qui in avanti The Rental non rivela proprio niente, non si espone in nessun modo, non imbastisce alcun discorso che vada in profondità, oltre la superficie. La regia di Franco è sempre timorosa: quasi dimenticandosi di trovarsi in un horror, limita il suo stile di genere a un paio soggettive che rivelano un osservatore esterno, condite qua e là da una musica che richiama una generica atmosfera di tensione. Decisamente non abbastanza.

L’errore nasce probabilmente dall’approccio iniziale: per tutta la prima parte, The Rental si perde infatti in dialoghi e scene che né ci dicono qualcosa di rilevante sui personaggi (se non le cose che capiamo dopo i primi cinque minuti), né seminano le tracce di una tensione che dovrà esplodere. Non c’è nessuna costruzione delle aspettative, nessun crescendo tensivo, nessuna paura che i personaggi possano trovarsi in pericolo… nemmeno un jumpscare. Dove sta, allora, l’horror? Priva di basi, quando la tensione esplode risulta quindi fortemente gratuita, goffa, non necessaria. Le telecamere, così dichiaratamente importanti a livello di trama, paradossalmente quasi non sono considerate dalla regia, che non le sfrutta, se non in una occasione, per costruire inediti punti di vista e giochi di sguardi.

Di che tipo è il male che perseguita i quattro protagonisti? Perché accade questo a loro? Perché in quel modo? Niente di tutto ciò è spiegato, e la chiusa finale, che ci fa sperare di poter dare un senso alla storia, si vota invece alla sottrazione, mostra ma non spiega, dimenticando di avere lasciato ancora parecchi conti in sospeso.

Cosa ne dite della nostra recensione di The Rental? Scrivetelo nei commenti dopo aver visto il film!

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