The Rental, la recensione
Privo di ritmo, di inventiva visiva e più platealmente di un’idea che lo caratterizzi, The Rental è un horror che delude le aspettative
Partendo dalla classica premessa horror del “tranquillo weekend di paura”, inserendosi poi nella più recente rappresentazione orrorifica dei dispositivi tecnologici (l’ossessione tutta contemporanea dell’essere osservati da un occhio invisibile, ormai specialità della Blumhouse, da Paranormal Activity a L’uomo invisibile), The Rental di Dave Franco, qui al suo esordio alla regia, cerca disperatamente di riprendere questi elementi consolidati per crearsi un suo posto nel cinema di genere. Franco non riesce tuttavia nel compito più semplice che la regola, banalmente, gli richiede: sapere creare tensione. Privo di ritmo, di inventiva visiva e più platealmente di un’idea precisa che caratterizzi la storia, The Rental delude le aspettative senza nemmeno dare la soddisfazione, alla fine, di avere dato un senso narrativo alla sua storia.
L’errore nasce probabilmente dall’approccio iniziale: per tutta la prima parte, The Rental si perde infatti in dialoghi e scene che né ci dicono qualcosa di rilevante sui personaggi (se non le cose che capiamo dopo i primi cinque minuti), né seminano le tracce di una tensione che dovrà esplodere. Non c’è nessuna costruzione delle aspettative, nessun crescendo tensivo, nessuna paura che i personaggi possano trovarsi in pericolo… nemmeno un jumpscare. Dove sta, allora, l’horror? Priva di basi, quando la tensione esplode risulta quindi fortemente gratuita, goffa, non necessaria. Le telecamere, così dichiaratamente importanti a livello di trama, paradossalmente quasi non sono considerate dalla regia, che non le sfrutta, se non in una occasione, per costruire inediti punti di vista e giochi di sguardi.
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