The Regime - Il palazzo del potere la recensione del primo episodio

Finito il primo episodio di The Regime si ha la sensazione che la serie abbia provato ad essere tutto... restando in un vago "niente"

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La recensione del primo episodio di The Regime - Il palazzo del potere, disponibile su Sky e in streaming su NOW.

The Regime inizia in una generica Europa centrale. Potrebbe essere una sorta di Germania, si parla di cancellieri e di una grande influenza politica. Le vicende che si svolgono nella reggia di potere (quasi una Versailles) hanno tuttavia il disordine italiano: piccole cose come l’umidità delle stanze diventano importantissime, mentre un massacro di minatori viene citato con leggerezza nelle chiacchiere di corridoio. Lo stile con cui Stephen Frears lo riprende è però tipicamente inglese. The Regime - Il palazzo del suo potere è come lo spazio su cui apre la sua storia: un mix di generi e influenze che vuole rappresentare ogni sfumatura esistente. Così facendo si limita ad essere un luogo che ne racchiude molti, ma che non esiste mai veramente. 

Kate Winslet arriva in scena come Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada. La sua Elena Vernham, cancelliera in un regime autocratico, è modellata su Miranda Priestley, per lo meno nei primi istanti. Il durissimo Herbert Zubak, detto “Il macellaio dell’area cinque” per come ha gestito una rivolta di minatori di cobalto, viene istruito sul suo nuovo compito. Dovrà proteggere la donna, ipocondriaca, misurando il tasso di umidità in ogni stanza. Deve stare attento alla direzione in cui parla, perché il suo fiato potrebbe irritarla, soprattutto se non a sufficienza fresco. Lei ha un carattere volubile, impossibile da prevedere, che sfocia in attacchi violenti quando i suoi piani vengono sabotati, anche inconsapevolmente. Viene trasportata in un lettino sterile di riunione in riunione. Sta contrattando con i potenti della terra importanti accordi economici. Il suo regime in declino saprà governare a suo vantaggio questa fase?

The Regime: il Kate Winslet show

Dura quasi cinquanta minuti il primo episodio di The Regime - Il palazzo del potere,  eppure una volta finito non si capisce ancora di cosa parli la serie. O meglio, si intuisce l’intenzione dell’ideatore Will Tracy di fare una satira grottesca in un dramma politico distopico, ma la trama è talmente inconsistente, e al contempo già vista, che manca di un vero e proprio centro. 

Ad attirare l’attenzione non sono i suoi personaggi, ma gli attori che li interpretano. Kate Winslet e Matthias Schoenaerts si sono sintonizzati su un tono che rispecchia dove, secondo loro, vuole andare la regia. Non è chiarissimo per tutti gli altri.

Sono innumerevoli le serie TV che trattano del potere come principale soggetto. House of Cards trasformava la politica, persino quella democratica, in una tenaglia violenta intorno alle sorti del mondo. Per Succession l’influenza è soprattutto economica: chi ha i soldi detta le leggi e quindi gestisce la nazione. In entrambi gli esempi, ma si potrebbero citare molte altre serie recenti che si muovono nella stessa logica, la cosa peggiore non è la forza in sé, bensì l’idiozia o la spregiudicatezza di chi la detiene. Quando la scrittura funziona, basta vedere questi personaggi all’opera per ridere amaramente delle loro assurdità e sentire che, i fatti di finzione mostrati, non sono così lontani dalla realtà.

La premessa di The Regime invece è di segno opposto, e molto meno interessante. Si compiace sin da subito della sua follia e del carattere assurdo dei suoi personaggi, senza decidere bene che strada prendere. C’è Shakespeare nel modo in cui si struttura questo regno di pazzi, con una sovrana ai limiti dell’esaurimento. Però c’è anche l’esatto opposto: una parodia esplicita, l’invito a non prendere sul serio nulla di quello che si vede.

Insiste molto, questo primo episodio, sulle sue idee. Sono ridondanti le sequenze sulle spore che potrebbero uccidere la cancelliera (è vero o è un suo pensiero?). È banale la dualità della recita pubblica, dove Vernham si mostra affabile, rispetto alla fragilità del privato. C’è il desiderio verso il picchiatore (il fascino dell’uniforme o l’affinità naturale?), e l'immagine di una sorta di regina che gioca con il mondo (nulla di nuovo dal Grande dittatore a oggi). È proprio lei, Winslet, ciò che rimane più impresso. Recita bene in un campionato tutto suo, in una serie tutta sua. Da sola. Senza che il resto riesca a seguirla. Per colpa della voglia di dire tutto e di fare tutto questo primo episodio di The Regime sbaglia tutti i bersagli che si propone diventando generico quanto la nazione in cui si svolge la puntata. 

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