The protector 2, la recensione

Tony Jaa rispolvera i fasti passati e con The protector 2 ritorna a proporre il miglior cinema d'arti marziali tailandese, quello in grado di rivaleggiare con tutti gli altri

Critico e giornalista cinematografico


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Finalmente Tony Jaa è tornato a lavorare con Prachya Pinkaew, il regista e soggettista del suo folgorante esordio, Ong Bak, e del subito seguente The Protector. Dopo quei film l'artista marziale tailandese aveva deciso di prendere le redini delle proprie opere passando alla regia degli stessi con i disastrosi esiti di Ong Bak 2 e 3. The protector 2 invece riprende il discorso interrotto 10 anni fa con i medesimi personaggi e la medesima idea di azione figlia del cinema di Hong Kong ma con un che di artigianale e paesano in più. Il dettaglio invece che infastidire ha un che di autentico, come lo stile di Jaa, fluido e atletico.

Per l'occasione il villain, rigorosamente occidentale come il canone della serie impone, lo interpreta RZA (finalmente entrato nel cinema d'arti marziali che ha sempre idolatrato) mentre la controparte marziale (quello con cui in sostanza Jaa se le dà) è Marrese Crump, anche lui parte dell'avventura di L'uomo dai pugni di ferro.
Il risultato è un film duro e puro, tutto gomiti, ginocchiate e voli da ponti e palazzi, che riduce al minimo la parte di intreccio, anche più del primo episodio (basti sapere che il consueto elefante è stato rapito e sarà usato per un attentato se Tony non si sbriga a menare tutti e riprenderlo, in questo senso è stupenda la battuta dell'insostituibile Petchtai Wongkamlao: "Te lo sei perso di nuovo? Ma mica è un gattino!?"). Al contrario ad essere esaltati sono gli stunt e le coreografie, audaci e creative. Non solo infatti ci sono due gemelle (che non sono gemelle nella vita) formidabili ma anche Yayaying Rhatha Phongam a costituire un diversivo non banale.

Certo il cuore di tutto è e rimane Tony Jaa e la sua capacità di fare cose fuori dal normale per davvero, dalle entrate in inquadratura con ginocchiate volanti fino alle evoluzioni aeree riprese rigorosamente al ralenti. Gli effetti speciali dozzinali infatti esaltano il realismo delle scene che non ne fanno uso. C'è un clamoroso inseguito in moto (1 contro 1000) e un creativissimo incontro nella metropolitana che coniugano rapidità, armonia, forza e dinamismo come non vedevamo da tempo.
Il cinema d'arti marziali tailandese inizia e finisce con Tony Jaa, se anche lui ci abbandona è finita.

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