The Prom, la recensione

Ryan Murphy sa come e dove colpirci: e allora, nonostante tutto, The Prom è un film che riesce a conservare una forza essenziale - quella del sano intrattenimento.

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Chiariamo subito una cosa: il musical The Prom di Ryan Murphy è un film tutt’altro che memorabile. Anzi, a livello di storia è quasi arrogante nel suo essere un film così dichiaratamente contro ogni stereotipo e insieme farcito di cliché. Nel suo essere così semplicione, banale, ma insieme così tecnicamente più che perfetto (in tutte le sfumature della tecnica) e intelligentissimo nel toccare sempre i tasti giusti dello spettatore, The Prom è però un vero e proprio guilty pleasure. Uno di quei film per cui, anche se la nostra parte razionale sta chiedendo pietà, quella più sfacciatamente emotiva è lì che implora per vederne ancora. E Ryan Murphy sa certamente come far calare le difese del suo pubblico.

La storia, adattamento dell’omonimo spettacolo teatrale, vede un gruppo di attori di Broadway (interpretati da un super cast: Meryl Streep, James Corden, Nicole Kidman, Andrew Rannels) alle prese con il crollo della loro reputazione dopo un clamoroso flop critico dell’ultimo spettacolo. La pensata per tirarsene fuori è quella di trovare una giusta causa sociale a cui dedicarsi per riacquisire credibilità mediatica, in nome però del più bieco narcisismo (ché, come dice il personaggio della Streep, lo sanno tutti che i premi sono una questione politica). Dopo essersi imbattuti nella storia di Emma, una liceale lesbica a cui è stato vietato il ballo scolastico per il suo orientamento sessuale, questi trovano in lei l’occasione di riscatto perfetta e corrono ad aiutarla. Sarà tra alti e bassi, con l'aiuto del preside Hawkins (Keegan-Michael Key) che scopriranno di essere in realtà capaci di autentici atti di altruismo: quelli che non chiedono nulla in cambio.

Molte sono le cose che non funzionano. Diverse svolte importanti sembrano “calate dall’alto”, ma soprattutto tutta la possibile tensione (comica o drammatica) tra lo straniante mondo dei riflettori, a cui i protagonisti sono abituati, e l’opposta crudeltà e indifferenza del mondo reale, si perde subito dopo le premesse, perdendo insieme diverse possibilità di racconto più approfondito (e di ironia) sui suoi personaggi. Si sente la mancanza di un discorso più pregnante sul teatro, di un maggiore dramma. Invece si sta sempre nel mezzo, o sulla superficie: come nel caso di Emma, che pur essendo il perno della storia è un personaggio  unilaterale, mai sfaccettato (e quindi in questo senso davvero stereotipato).

Se però lasciamo da parte la razionalità e ci buttiamo tra le braccia di Ryan Murphy, ad ammirare la sua davvero incredibile padronanza registica, il suo raro senso del ritmo, del respiro della scena, della significatività di ogni singolo pezzo musicale e insieme ci buttiamo tra quelle di due straordinarie interpreti come Meryl Streep e Nicole Kidman, sempre calzanti, capaci con la sola forza della recitazione di dare vita a personaggi vivi, ecco allora che The Prom - lasciate da parte le pretese di veridicità - diventa un musical forte, estremamente godibile, a tratti sfacciatamente commovente, che riesce a divertirci e a farci dimenticare i suoi stessi difetti.

Solo nel vedere i numeri musicali di The Prom ci si rende conto dello spessore e della rodata esperienza di Murphy, uno degli showrunner più influenti della serialità contemporanea (autore di Glee, Pose, American Horror Story, per citarne solo alcuni, e regista di film come Mangia Prega Ama). Murphy sa come e dove colpirci: e allora nonostante la trama claudicante, nonostante James Corden (sì, diciamolo, è l’unico del cast incapace di andare oltre la macchietta) e nonostante tutto, The Prom è un film che riesce a conservare una forza essenziale - quella del sano intrattenimento.

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