The Princess, la recensione - Articolo del 1 July 2022 - 546698

Non una storia in una cornice d'azione ma un vero film d'azione e arti marziali che poi contiene anche una storia

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di The Princess, disponibile su Disney+ dal 1 luglio

C’è ancora qualcuno che vuole sperimentare e non dovrebbe più stupire che quel qualcuno lavori per le case di produzione più grosse invece che per quelle più piccole. Così il film meno prevedibile di questi mesi ci arriva su Disney+ come eredità della 20th Century Fox, The Raid: Redemption solo con una principessa. The Princess entra subito nel vivo e non lo lascia più, comincia con una rissa tra la principessa del titolo e alcune persone entrate nella camera in cui è vestita da sposa e ammanettata. Una rissa durissima. Sarà così tutto il film, una discesa dal piano più alto della torre in cui è rinchiusa fino al piano terra, lungo la quale tramite qualche flashback scopriamo perché questa principessa medievale conosce le arti marziali, chi sono queste persone che combatte e che sta succedendo fuori dalla torre.

Prima l’azione e dopo, molto dopo, il contesto.

The Princess non ha nessun timore di mettere il comparto di messa in scena prima di quello di scrittura, elabora un canovaccio molto semplice (una storia di rivoluzione, resistenza al patriarcato e affermazione della propria indipendenza) attraverso una serie di calci molto complicati. Joey King dopo The Kissing Booth fa un grande lavoro di preparazione, è in movimento per tutto il tempo e praticamente tutti gli stunt li fa da sé in scene con pochi tagli, riprese uniche dalla testa ai piedi e la macchina a mano che partecipa alle coreografie. Lo standard impostato da The Raid: Redemption e sempre più copiato in America.

Certo, The Princess rimane un film per ragazzi, senza quell’idea di realismo nei confronti fisici che si trova nel cinema asiatico (ma anche in John Wick e Atomica bionda) e diverse concessioni più fumettose. Tuttavia non ha paura del sangue e del rumore di ossa rotte, a cui unisce una ferma determinazione a raccontare non un personaggio ma un atteggiamento nei confronti della vita, delle difficoltà e della strada in salita che qualsiasi donna si trova davanti se non vuole rimanere nei binari fissati per lei dalla società. Che tutto ciò sia raccontato con l’azione invece che con le parole è il bonus.

Di film che raccontano i cambiamenti nei rapporti tra sessi ne abbiamo visti molti, come ne abbiamo visti che mettono una donna nel ruolo principale d’azione, The Princess fa qualcosa di più sofisticato, quella voglia di riscatto di cui quei film vogliono farsi risultato, la mette in scena, rappresenta la tenacia, la forza e la determinazione attribuendola ad un personaggio femminile come non sì vedeva dai tempi di Knock Out (ma lì c’era la ora cancellata Gina Carano, una vera forza della natura). Non stupisce allora che a dirigere tutto ciò non ci sia un nome americano ma uno vietnamita, Kiet Le-Van che condivide il merito del film con il suo coreografo di fiducia (erano insieme già in Furie, film che lo ha messo in luce) Kefi Abrikh. Cinema americano girato in Bulgaria (e si vede, ahimè) con dedizione testa e mentalità asiatica, attori e performer americani (e anche qui si vede) ma va tutto bene così. Avercene di cinema per ragazzi così testardo e radicale!

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