The Princess, la recensione

In The Princess Ed Perkins inquadra Lady Diana attraverso il filtro narrativo che più di tutti l'ha condannata: quello dei media.

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La recensione di The Princess, al cinema dal 30 giugno

Negli ultimi anni con la serie The Crown e poi recentemente con il film Spencer di Pablo Larraín, la figura di Lady Diana è come tornata alla ribalta dell’immaginario popolare. Raccontata in entrambi i casi (con le dovute differenze) come martire innocente di una monarchia che schiaccia chiunque infranga l’immagine di perfezione fiabesca su cui l’istituzione basa la sua esistenza, Diana è inquadrata in The Princess con lo stesso sguardo prospettico ma - e qui sta l’ottima originalità dell’operazione - esclusivamente attraverso il grande filtro narrativo che più di tutti ha determinato la sua condanna: quello dei media.

Pur affrontando diversi aspetti del rapporto tra Diana e la famiglia reale e soprattutto quello con il marito Carlo nel suo progressivo degenerarsi nel corso degli anni, The Princess alla fine è una grande narrazione sul rapporto tra Diana e i media che, servendosi della pura “materia prima” - ovvero immagini d’archivio, manipolate con il solo montaggio e missaggio sonoro - espone in primis il modo in cui la sua vita è stata man mano raccontata (nel bene e nel male, ma soprattutto nel male).

Il documentarista Ed Perkins apparentemente sceglie la strada più semplice - mettere a nudo i media attraverso il loro stesso linguaggio - eppure se si osserva nel dettaglio The Princess non solo racconta attraverso i punti salienti e più interessanti tutta la fase di vita di Diana principessa (da poco prima del matrimonio fino alla morte a Parigi), ma attraverso il fine lavoro compiuto sulla colonna sonora crea un tono invece molto specifico e intenzionale: quello di una sottesa malinconia, di una tristezza rassegnata che, ogni volta che vediamo il viso di Diana, ci colpisce con quella precisa emozione.

Servendosi quindi di interviste, servizi e programmi televisivi e immagini rubate di giornalisti e paparazzi che la inseguono fin nel suo privato, Diana è avvolta dal continuo “scattare” delle macchine fotografiche e dalle parole di altre persone che la definiscono, commentano ciò che fa, la ammoniscono o, al contrario, la elogiano per la sua umanità (tantissimo, le persone comuni). Il conflitto è quindi quello evidente di un personaggio amatissimo dal popolo (anche se non mancano le critiche) ma distrutto nella sanità mentale e fisica da un’istituzione che vorrebbe essere moderna ma che questa agognata modernità non sa in alcun modo gestirla.

In questo senso il momento decisamente più commovente è quando questo contrasto si fa scena: in occasione della sua morte, durante i funerali, mentre folle enormi di persone disperate piangono la morte di un’icona troppo vera e raggiungibile per essere reale

Siete d’accordo con la nostra recensione di The Princess? Scrivetelo nei commenti!

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