The Politician (prima stagione): la recensione

La nostra recensione in anteprima della serie The Politician, in arrivo su Netflix dal 27 settembre!

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Il team che ha portato al successo Glee - Ryan Murphy, Brad Falchuk e Ian Brennan - con The Politician (nella nostra recensione non riveleremo spoiler per permettere di apprezzare nel migliore dei modi le numerose sorprese contenute nello show di Netflix) tornano nel mondo del liceo per raccontare la vita degli adolescenti, ma in realtà dell'intera società contemporanea, e della politica con i suoi inganni, progetti, buoni propositi che vanno in fumo, campagne elettorali senza esclusioni di colpi e obiettivi per cui essere pronti davvero a tutto.
Il protagonista della serie, in arrivo il 27 settembre su Netflix, è Ben Platt nel ruolo di Payton Hobart, uno studente cresciuto in una famiglia ricca di Santa Barbara, in California, che ha deciso fin dall'età di sette anni di voler diventare Presidente degli Stati Uniti. Per riuscire nel suo progetto ha studiato con grande attenzione per individuare gli elementi che portano un politico ad arrivare alla Casa Bianca, tra cui l'importanza di frequentare Harvard. Una tappa fondamentale per raggiungere i propri obiettivi è quella rappresentata dall'elezione per l'incarico di presidente del Comitato Studentesco e la lotta si rivela particolarmente accesa. Il ragazzo può comunque contare sul sostegno di un team (Theo Germaine e Laura Dreyfuss) pronto a entrare in scena per rimediare ai potenziali problemi con l'elettorato, ideando strategie utili a conquistare ogni possibile voto, coinvolgendo anche la complicata Infinity (Zoey Deutch) e monitorando la concorrenza, rappresentata dalle determinate Astrid (Lucy Boynton) e Skye (Rahne Jones). Payton ha accanto anche la fidanzata Alice (Julia Schlaepfer), al suo livello per quanto riguarda la determinazione e ambizione e la devota madre Georgina (Gwyneth Paltrow), mentre i suoi fratelli Martin e Luther (Trevor e Trey Eason) vivono nei suoi confronti dei sentimenti piuttosto conflittuali.
La lotta per il potere si svilupperà nel corso di otto puntate che vi lasceranno la voglia di scoprire il prossimo capitolo della storia di Payton e, con un pizzico di nostalgia per lo show cult targato Murphy, non mancano nemmeno dei momenti musicali che, seppur potrebbero sembrare sulla carta fuori contesto, funzionano davvero bene ed enfatizzano le emozioni di alcuni passaggi del racconto.

The Politician

The Politician, fin dai titoli di testa, affascina con la rappresentazione della "creazione" di un politico in ogni suo aspetto, idea che si rispecchia sui primi minuti dello show con la presentazione di Payton, impegnato in un colloquio necessario ad assicurarsi un posto a Harvard che fa emergere quanto la sua determinazione nel tentare di arrivare alla Casa Bianca lo stia un po' privando delle emozioni.
Ryan Murphy e il suo team sanno però confezionare un prodotto ben calibrato su un pubblico giovane, strizzando però l'occhio agli adulti grazie al mix di tematiche, lo spazio dato agli adulti e alla riflessione sulla politica che supera ogni confine anagrafico. Gli sceneggiatori convincono con il modo in cui analizzano durante la prima stagione la costruzione della propria immagine mentre nella dimensione privata tutti i giovani al centro degli eventi sono alla ricerca della propria identità, cerchino di capire come diventare adulti e indipendenti e affrontino le conseguenze di drammi, alcuni davvero grandi, che segnano la loro vita. Lo show non esita a ribadire più volte che i teenager, sempre di più, si sentano soli e non riescano a stabilire un vero e proprio contatto emotivo e ad affrontare questioni molto importanti come la vendita delle armi e i suicidi tra i giovani, pur proponendo in questo caso una chiusura della questione stranamente piuttosto affrettata e superficiale nonostante la positività che si inserisce bene nel contesto.

Ben Platt, da applausi nei momenti musicali, è davvero convincente nella sua rappresentazione di un ragazzo che ha quasi messo da parte le sue emozioni per inseguire il sogno di diventare Presidente degli Stati Uniti. La sua performance nella parte di Payton possiede il giusto grado di emotività (con delle sequenze davvero irresistibili mei momenti in cui il teenager perde il controllo) e di sensibilità. Lucy Boynton emerge come una presenza carismatica in grado di non svelare immediatamente tutte le ombre che caratterizzano la sua vita, e Zoey Deutch è altrettanto convincente nonostante un personaggio che, per chi segue con attenzione le proposte televisive, ricorda fin troppo da vicino un progetto tratto da una storia vera andato recentemente in onda di cui non possiamo rivelare il titolo per evitare spoiler. Gli eventi con al centro Infinity, proprio a causa di questo confronto, perdono un po' di spessore e appaiono poco originale, risultando una delle sottotrame meno coinvolgenti. Tutti i giovani interpreti sono comunque riusciti a rendere i personaggi credibili pur nei momenti che, come in stile Ryan Murphy, sono a tratti sopra le righe, senza però mai scivolare nel surreale.
The PoliticianGwyneth Paltrow, già apparsa in Glee, sostiene bene il ruolo della madre di Payton che, pur non essendo particolarmente approfondito per quanto riguarda il suo passato, propone una figura materna dall'aura quasi zen e pronta a compiere dei sacrifici pur di sostenere il figlio nei momenti difficili. Georgina è una figura chiave nella vita di Payton e semina perle di saggezza, tra cui una tagliente visione della vita davvero indimenticabile nel penultimo episodio della prima stagione. Non si possono dimenticare la talentuosa Jessica Lange che non perde occasione di dimostrare la sua versatilità, Martina Navratilova e le guest star di livello che comprendono un Dylan McDermott che avrebbe meritato forse maggior spazio e due new entry nel season finale che gettano le basi per un futuro incredibile.

The Politician diverte, fa riflettere, emoziona e intrattiene, sfruttando anche una colonna sonora con brani selezionati con attenzione, adeguandosi con perfezione al modello Netflix all’insegna del binge watching. I difetti, comunque presenti, come una certa freddezza nella rappresentazione della vita dei giovani vengono messi in secondo piano dalla bravura degli interpreti e da script che, pur muovendosi in direzioni già percorse numerose volte sul piccolo e grande schermo, riescono a risultare originali e a far compiere un'evoluzione alla storia e ai personaggi in modo coinvolgente e brillante, regalando anche una puntata ideata come tagliente analisi dell'"elettorato" che obbliga a confrontarsi con una realtà incredibilmente attuale considerando l'imminente inizio della campagna presidenziale negli Stati Uniti.

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