The Plane, la recensione
Gerard Butler pilota di linea atterra di fortuna con i suoi passeggeri su un'isola piena di guerriglieri spietati. Il resto si scrive da sè
La recensione di The Plane, il film in uscita il 26 gennaio
E meno male! The Plane è pane per Jean-François Richet, regista francese d’azione mai davvero decollato (ma il suo dittico su Mesrine è fantastico), che trasforma una sceneggiatura da arresto immediato (uno dei due responsabili, J. P. Davis, si era già macchiato del crimine di scrivere The Contractor) in un buon film di serie B, trovando anche nello stanchissimo Gerard Butler la sua forma migliore e la sua dimensione migliore, non l’eroe più forte ma l’uomo retto, costretto ad imprese eccezionali di cui non pensa di essere in grado.
Sembra facile trovare le coordinate giuste del western in quel mondo “altro”, separato da tutto, ma anche solo guardando il resto dei tentativi (falliti) di fare un buon action onesto degli ultimi anni è evidente che non lo è. Così anche un lavoro semplice e corretto come The Plane fa la figura del film solido. Non c’è da avercela con lui, semmai con gli altri, e non c’è nemmeno niente di male nel sentirsi così soddisfatti dopo la visione di una storia che fa la minima parte del suo dovere, cioè essere ben diretta, con un’azione coerente e tesa, personaggi scritti senza cedere troppo allo smielato e una profonda coscienza di quel che sì sta facendo, per chi lo si sta facendo e con quali punti di riferimento.