The Piper, la recensione
The Piper si confonde fra decine di altri horror con antagonisti soprannaturali, sprecando una premessa interessante fra musica e leggenda.
la recensione di The Piper, il nuovo film diretto da Erlingur Thoroddsen, in arrivo al cinema il 18 gennaio.
Una compositrice muore misteriosamente tentando di distruggere le partiture della propria sinfonia. La sua allieva (Charlotte Hope) si mette alla ricerca degli spartiti, convinta così di poter fare carriera nell’orchestra. Peccato che su quella musica gravi una maledizione, scatenando un mostro vendicatore che somiglia molto al Pifferaio di Hamelin della leggenda. The Piper ha qualcosa da dire come folk-horror fiabesco? O magari come racconto di un’ossessione artistica, stile Il cigno nero? Dopotutto può vantare l’ultima prova del compianto Julian Sands, impeccabile nei panni del maestro d’orchestra reso folle dall’ambizione.
La storia dell’horror è piena zeppa di film “da discount” che però si ricordano con affetto. Magari perchè il cattivo funziona, magari per qualche colpo splatter ben assestato, magari per un’ideuzza narrativa. The Piper si limita praticamente a quell’unica scena. Niente di tragico, si è visto molto di peggio. Ma manca completamente quel cuore sgangherato che gli avrebbe fatto guadagnare qualche punto agli occhi degli aficionados, andando direttamente al sodo e tagliando un po’ di fuffa pseudomusicologica per regalare qualcosa di più sul versante del divertimento cruento. Invece tocca sorbirsi il classico cliffhanger finale che promette nuove avventure, senza però averne viste granchè in questo primo capitolo..