The Pills - Sempre Meglio che Lavorare, la recensione
Esordio al cinema per Luca Vecchi, Matteo Corradini e Luigi Di Capua, in arte The Pills. Il film trasferisce con cuore l'episodicità web dentro il grande schermo
La soluzione è stata un compromesso e considerato il fatto che il produttore Pietro Valsecchi de I Soliti Idioti, ma soprattutto Checco Zalone, ha intenzione di distribuire la pellicola in 350 sale... la domanda da porsi più corretta è: bisognava andare solo verso i fan hardcore o cercare di parlare anche a chi questi tre buffissimi trentenni romani non se l'è mai filati più di tanto?
Quindi ecco una dolce riproposizione dei caratteri (Luca è il pazzo visionario con pericolose tendenze alla responsabilità; Luigi l'eterno velleitario viziato che non vuole crescere; Matteo il burbero dal cuore d'oro con improvvisi momenti di sgomento interiore ed esteriore). L'episodicità è dettata dal fatto che i tre si separeranno andando verso piccole avventure in solitaria (Luigi ripercorrerà le tappe del Silvio Muccino di Come Te Nessuno Mai; Matteo verrà sorpreso dalla svolta "giovane" del papà idraulico; Luca incontrerà forse la ragazza dei suoi sogni poi però, sempre forse, pronta a trasformarsi in femme fatale).
Come dire in chiave metacinematografica (cosa che ai tre piace assai): i The Pills riusciranno a superare i The Pills? Quindi paura di invecchiare e quindi stallo esistenziale come i tanti film del sottogenere agrodolce gioventù-in-procinto di-trasformarsi-in-maturità come I Vitelloni (1953) di Fellini, I Basilischi (1963) di Lina Wertmüller, American Graffiti (1973) di Lucas, Ecce Bombo (1978) di Moretti, Clerks (1994) di Kevin Smith (forse l'autore più vicino ai tre per il mix di volgarità esibita ed effetto bromance non nascosto ma esibito), Slacker (1991), La Vita è un Sogno (1993) e Suburbia (1996) di Linklater, Santa Maradona (2001) di Marco Ponti e chi più ne ha più ne metta.
Come primo film... ci può stare questo compromesso anche perché c'è parecchia dolcezza unita al loro gergo fanta-romanesco (accollare, svorta, ribaltato, turbofregna, a' zi', etc.) e certamente l'idea di vedere Luca, Matteo e Luigi in dei flashback come bimbi amiconi trucidi nell'eloquio ma intrappolati nell'inesorabile innocenza dell'infanzia... è piuttosto geniale (fantastico Antonio Marano, nei panni di Matteo).
C'è anche un po' di cinema-cinema grazie al misterioso e bellissimo cammeo di Giancarlo Esposito in versione leader "Bangla" (Esposito era tra gli attori feticci del primo Spike Lee oltre che sulle tracce di Keyser Söze ne I Soliti Sospetti di Bryan Singer). Interessante, sulla scia di Smetto Quando Voglio e Noi e la Giulia, il fatto che gli extracomunitari siano ormai sempre meno extraterrestri ma anzi forti della loro complicità massonica rispetto a tre giovani italiani senza patria molto più isolati dei "bangla" nella loro stessa città natale.
Insomma... i fan hardcore potrebbero trovare il film ripetitivo ma noi consigliamo loro indulgenza. È il miglior film che esce in sala proveniente dalla generazione di filmmaker esplosi grazie al web (certo... non era impossibile battere 10 Regole Per Fare Innamorare, Hybris e Amore Oggi) e come opera prima ci può stare risultando credibile, e anche tenero, che i The Pills in un lungo si chiedano con evidente sincerità: "Ma noi tre domani... che cavolo faremo?".
Dal secondo film, se gli incassi permetteranno una nuova avventura, ci aspettiamo la vera "svorta" cinematografica e saremo più spietati. Per ora diciamo ai tre kings del Pigneto (ex quartiere periferico di Roma Est diventato paradossalmente centro della movida e zona chic negli ultimi dieci anni)... buon lavoro!
Il film ha anche tocchi di colore (e non ci riferiamo alla pelle di Esposito o del suo clan "bangla") e questo... dovrebbe emozionare anche i fan hardcore più severi nei confronti di Vecchi, Corradini e Di Capua.