The Path 3x10, "The Strongest Souls": la recensione

La nostra recensione del decimo episodio della terza stagione di The Path

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Il titolo “The Strongest Souls”, decimo episodio della terza stagione di The Path, può riferirsi a varie tipologie di personaggi della serie: le diverse fazioni di chi si crede un vero meyerista pur avendo idee molto diverse, se non opposte, riguardo alla fede e al suo significato; oppure semplicemente le brave persone, che indipendentemente dalle proprie convinzioni e dal proprio credo riescono ad essere se stessi e ad essere esseri umani perbene, come nella concezione dell'umanità priva di pregiudizi di Hawk.

Sicuramente per Lilith non ci sono dubbi, lei e i suoi adepti sono destinati a sopravivere all’ira divina e a ricostruire sulle macerie. L’episodio si apre con una sua premonizione della morte di Eddie per mano di un cecchino, particolarmente realistica rispetto alla pioggia di fiamme e fango della scorsa puntata. È “visitata” da questa visione mentre si trova in ospedale a seguito di un’operazione di asportazione dell’occhio malato. Sorprendentemente è Sarah a riaccompagnarla, ufficialmente perché ha ancora molte domande, ma ormai ha anche assunto il ruolo di una specie di dama di compagnia per la donna, tanto che Lilith la porta a visitare il bunker che ha fatto costruire per i suoi seguaci, con tanto di arsenale in caso di attacco violento; Sarah, una volta così pacifista e comprensiva, invece di scappare a gambe levate sembra accogliere fin troppo interessata la notizia di un rifugio per pochi eletti che ricostruiranno il Giardino sulla terra massacrata dal Giorno del Giudizio.

Eddie se la passa ancora piuttosto male, cercando di conciliare la natura umana e aziendale del movimento: il nuovo studio legale è una banda di squali che, in "stile Scientology", propone un contratto dettagliatissimo da far firmare a ogni componente del centro per prevenire colpi di testa, fughe improvvise e tentativi di ricatto. Ma così facendo naturalmente Eddie rischia di alienarsi tutti quanti, a cominciare da Gab, che protesta in modo veemente questa deriva autoritaria, lontana dal meyerismo che lei e Hank buonanima hanno sempre praticato. Nonostante i dubbi, Eddie appare invece convinto che si debba perdere un po’ della propria libertà in nome della tanto agognata espansione, dimostrandosi sempre coinvolto dai problemi inutili e sbagliati rispetto a ciò che lo circonda.

Infatti Cal fa i conti con il proprio rimosso riemerso, e per una volta invece di girare intorno al problema va direttamente da Vera per metterla letteralmente di fronte alla verità, cioè l’albero del suo ricordo. Vera ammette che Steve è suo padre ma mente su sua madre, dicendo che è morta. In ogni caso entrambi concordano che è meglio tenere Eddie all’oscuro di queste scoperte reciproche, forti del fatto che Eddie sembra in effetti non riuscire a vedere più in là del proprio naso.

Hawk dà certamente prova di avere una “strong soul” quando va a cercare versioni più aperte e inclusive del cristianesimo: le trova nella Unity Church, una congregazione capeggiata da un pastore donna e che si rivolge esplicitamente a chiunque, predicando non il peccato e l’Inferno ma l’accettazione di se stessi. Lo sforzo sembra inutile, perché una volta a casa di Caleb, Hawk viene affrontato da suo padre e da Caleb stesso, che sembra inamovibile nella sua decisione di seguire il volere familiare. Con l’aria sempre più contrita che viste le premesse delle ultime puntate non appare più così rassicurante, Sarah dà prova in questo episodio di avere almeno un paio di personalità: la stessa che poco prima è stata testimone quasi senza battere ciglio del progetto completamente folle di Lilith, è ora pronta ad accogliere le confidenze del figlio, come ha sempre fatto, il quale in un moto di riconciliazione ha bisogno di sfogarsi sul suo innamoramento e sul suo sentimento di impotenza rispetto all’ingerenza del padre di Caleb.

Di certo le visioni mistiche di cui è stata testimone in prima persona hanno avuto effetto su Sarah, che ora cerca di convincere Eddie a incontrarla e parlarle. Eddie rifiuta soprattutto per rancore nei confronti di Sarah, visto che poco dopo, a cena con Cal, Mary e Vera, non sembra più così convinto e anzi esprime dell’indecisione, mettendo in allarme la sua nuova fidanzata. Prevedibilmente Vera cerca l’alleanza di Cal, ma stavolta il sotterfugio è solo momentaneo. Da un lato, parallelamente, Cal sta cercando di venire a capo dei suoi ricordi, studiando i meccanismi cerebrali della memoria e visitando una psicoterapeuta in segreto da Mary (nonostante l’idea sia stata proprio sua): impagabile la faccia dell’analista mentre Cal, sottolineando costantemente che non crede nella terapia, butta là con nonchalance una serie di dettagli da andare in analisi per tutta la vita (dalla sorella non-di-sangue appena ritrovata, all’abbandono dei genitori, alla relazione molto complicata con Mary, alla quale mente di continuo).

La mina vagante della puntata è comunque Vera, che ormai messa alle strette prima torna da sua madre per cercare di convincerla a non vedere Eddie, ma alla fine decide di rivolgersi direttamente a lui e rivelargli tutti i segreti, compreso il suo iniziale obiettivo di far crescere il meyerismo per farlo “cadere ancora più rovinosamente”. La confessione è così lacrimevole che riesce a vincere la comprensibile rabbia di Eddie, che si rende conto di essere stato bellamente preso in giro fin dalla prima puntata. Eppure le parole di Vera lo spingono ad andare a cercare Lilith, che però non si fa trovare né da lui né da Sarah. Un minaccioso temporale in avvicinamento dal sapore apocalittico chiude l’episodio, mentre troviamo Lilith sulla sua poltrona come in trance, con un solo occhio, iconograficamente ancora più “esoterica” e inquietante.

Alle due visioni del meyerismo che avevano caratterizzato le due stagioni precedenti, quella più emozionale e quella più commerciale, che si sono ormai compenetrate, si è aggiunta in questa stagione la rappresentazione di una fede violenta ed estrema. Una decisione indubbiamente interessante sulla carta, ma che è apparsa piuttosto insoddisfacente soprattutto per la scelta di concentrare tutta la storyline nell’unico personaggio di Lilith, senza mai mostrare né il suo, in qualche modo obbligatorio, carisma all’opera, né altri fedeli per dettagliare meglio il contesto, che rimane così assimilabile a una qualunque pazzia senza senso. Ma ormai lo sappiamo, The Path non è una serie che lavora di sfumature, allora forse è meglio sperare in un finale fuoco e fiamme all’altezza dello scontro soprannaturale che si prefigura.

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