The Path 3x09, "The Veil": la recensione
La nostra recensione del nono episodio della terza stagione di The Path
L’incontro tra Lilith e Sarah è molto più pacato di quello che avrebbe potuto essere, almeno all’inizio. Finalmente sentiamo dalla stessa voce di Lilith la sua versione: fin da bambina è stata “visitata” da non meglio precisate visioni della luce, e i genitori preoccupati si rivolgono a Steve Meyer, allora psichiatra, fino alla rivelazione del reale messaggio di cui si farà portatrice. Ma se in passato Sarah si è sempre bevuta tutto quello che le hanno tramandato i suoi genitori, ora ha bisogno di ben altro per essere convinta, così Lilith tira fuori un ulteriore strano libro della “vera Verità” e glielo consegna.
Parallelamente Cal e Mary continuano la propria ricerca parallela di “clienti” di alto profilo, persone abituate a non dover rendere conto delle proprie azioni, in una sequenza per ora fine a se stessa. Oggi tocca a un viscido e arrogante congressman, interpretato da Vincent Kartheiser, che deve fronteggiare delle legittime accuse di molestie; impegnato con Vera, Cal lascia il comando dell'incontro a Mary, che non sa fare altro che oscillare tra l'ingenua vittima e la femme fatale, un atteggiamento che in questo caso le permette di raggiungere velocemente il risultato che voleva.
Sarah da parte sua non trova più conforto nelle parole della madre, e non riesce più a sentire la presenza paterna; ciò la convince a tornare da Lilith, la cui visione le sembra più credibile dopo che ha letto il libro. Da brava invasata Lilith è disposta a condividere con Sarah la sua verità, e che sarebbe stata volutamente edulcorata da Steve. Così Sarah, che sappiamo avere un debole per le pratiche più estreme, accetta di farsi bruciare da Lilith per raggiungere la Verità sul futuro del mondo e sull’Aldilà, che non è un rassicurante Giardino, ma un cielo apocalittico rosso fuoco che sovrasta la fine dell’umanità.
È quasi confortante ritrovare i toni cupi e horror nel finale, alternati all’altro colpo di scena della puntata, un capolavoro di poca fantasia e incongruenza. Come già si poteva immaginare dalle reazioni di Cal al racconto di Vera durante l’ODE, abbiamo la conferma che il ragazzino che incideva cuori per lei era proprio lui, Cal. Ciò significa innanzitutto che per la seconda volta Cal in passato sarebbe stato innamorato del love interest attuale di Eddie; e che ancora una volta lo spettatore deve prendere per buono un dettaglio macroscopico del passato che compare nello stesso passato cui si fa riferimento da tre stagioni, senza che ci si preoccupi di delineare il contesto, andando avanti solo con un malriuscito effetto sorpresa dopo l’altro.
Come se non bastasse, all’ennesimo flash improvviso di Cal c’è da preoccuparsi per la sua memoria, visto che sembra non ricordare assolutamente nulla non tanto della sua prima infanzia ma nemmeno della preadolescenza, senza che ci sia alcuna vera motivazione se non un generico meccanismo di rimozione. Il ricordo di Cal servirà forse a scoprire il legame materno tra Lilith e Vera, che è ancora l’unico a essere celato. Ma oltre a essere particolarmente melensa e telefonata, la rivelazione lascia ancora aperte alcune domande: non è chiaro se Vera sia così brava da riuscire a ingannare l’ODE e dare risposte false nonostante le droghe, e dunque manipolando Cal, o se sia davvero sincera, nel qual caso però sembra assurdo che non sia mai venuto fuori che ha memoria di quello stesso compound da quando era bambina. E come può essere stato così difficile avere informazioni su Lilith e sua figlia? E perché a Sarah non viene in mente di cercare la bambina di cui gli ha parlato Kodjak, visto che evidentemente dopo l’allonanamento della madre la piccola Vera è rimasta lì? Troppe poche informazioni minano la credibilità di questa storyline inutilmente contorta.