The Path 3x08, "The Door": la recensione

La nostra recensione dell'ottavo episodio della terza stagione di The Path

Condividi
TV
Il senso del titolo dell’ottavo episodio della terza stagione di The Path, “The Door”, è rivelato nell’ultima sequenza, in cui un due porte antitetiche assumono particolare importanza. A inizio puntata invece siamo all’indomani dal ritorno di Eddie dall’Europa. Preoccupato delle troppe distrazioni e delle deviazioni di adepti troppo "entusiasti", l’uomo decide di convocare una giornata dedicata al “refinement”, ovvero un momento di profonda riflessione sulla pratica della fede che comporta la scelta e la condivisione di qualcosa a cui rinunciare per dedicarsi più completamente alla Luce.

Il compito non è recepito con lo stesso grado di entusiasmo da tutti, in particolare i soliti incontentabili Nicole e Russell hanno da ridire, anche per la mancanza di Sarah in famiglia. Sarah infatti prosegue il suo viaggio privato verso i misteri del passato del meyerismo, senza curarsi della preoccupazione e del rancore che covano tra i parenti. Si fa accompagnare dal Jackson Neill alla ricerca di Kodiak (James Remar), che avevamo conosciuto nella seconda stagione come amico di Richard e uno dei più strambi e solitari tra i vecchi meyeristi, il cui nome era segnato sui quaderni di Lilith. Se l’ossessione di Sarah stanca ben presto il povero professore, a cui non è concessa nemmeno una cena romantica, Cal e Mary fanno comunque in tempo a scoprire che Sarah non è partita da sola, giusto per il gusto di farlo e avere qualcosa con cui infastidire Eddie.

Sarah scopre che Kodiak lavora come terapeuta tra i pazienti bisognosi di un ospedale, e dopo la reticenza iniziale, prevedibilmente accetta di aiutare Sarah nella ricerca di Lilith: le domande della donna riportano a galla ricordi dolorosi, ma che contribuiscono a rendere sempre più urgente una revisione della figura di Steve e della sua losca condotta. Sembra evidente che i “fedeli anziani” che hanno visto la fondazione del meyerismo abbiano scelto consapevolmente di mantenere dei segreti scomodi pur di far avanzare il movimento, ma anche che non tutti hanno vissuto serenamente dopo questa scelta, tanto che appaiono almeno due fronti interni (ricordando Hank, Kodiak vi si riferisce come “uno dei buoni”). Purtroppo non molto di tutto ciò si evince dagli strumenti della storia e delle immagini ma solo da spiegazioni posticce che retroattivamente aggiungono o cambiano il senso della trama secondo utilità, espediente che tradisce un’incapacità di scrittura di più ampio respiro.

Un altro degli aspetti su cui purtroppo The Path non è mai stata particolarmente convincente è la credibilità nell’esigenza di avvicinarsi proprio alla fede meyerista e non altre. Ciò è ancora più palese quando ci troviamo di fronte alla frangia estremista capeggiata da Lilith, qui nuovamente con il dottore intenta ad accogliere uno dei suoi meeting meyeristi: gli elementi sono pochi, non si capisce quale sia il fondamento del loro credo più vendicativo e violento, e questo lascia inevitabilmente esterrefatti e distanti di fronte alle loro non-azioni, mostrate come proclami deliranti, ma anche sempre confinati in un salotto borghese, che invalida il senso di minaccia e lo trasforma in ridicolo, non si sa quanto volutamente.

Mentre Sarah è via Eddie ha modo di pensare al suo “burden” con l’aiuto di Cal (sempre più bravo a mantenere una facciata amichevole), e scopre che è Sarah, che con i suoi dubbi altalenanti gli impedisce di dedicarsi pienamente al suo ruolo, dunque si convince a rinunciare a lei. Quando Sarah torna a casa deve fare i conti con il vuoto lasciato dalla sua assenza egoistica: fermamente, Eddie le chiede di allontanarsi dal meyerismo e da lui.

Hawk e Caleb si spingono in città per un’uscita serale assieme a Joy, che ha messo da parte ogni rancore ed è tornata amica e confidente di Hawk; qui si imbattono in Arnie Phillips, il cristiano closeted che anche davanti all’evidenza continua a negarsi, pur essendo all’interno di un locale gay. Lo schematismo di queste interazioni non intacca troppo il fatto che finora la questione delle preferenze sessuali di Hawk venga gestita con tatto e attenzione; con mossa del tutto odiosa il reverendo padre di Caleb rivela a Eddie la relazione tra i figli e lo affronta per “risolvere la situazione” – la scena sottolinea che nel meyerismo non c’è spazio per discriminazioni e giudizi; ma nonostante la comprensione di Eddie è credibile il rifiuto di Hawk di parlare diffusamente col padre della sua vita privata, non tanto per sfiducia, ma per l’insofferenza alla difficoltà a distinguere e separare il rapporto padre-figlio da quello leader-adepto.

Nella giornata del refinement, Cal dimostra di essere sempre un maestro della scena quando come atto dimostrativo rinuncia al lussuoso regalo appena ricevuto da Jean Paul, prendendo a bastonate l’auto decappottabile. Mary sembra di tutt’altro avviso ma è costretta a dare seguito all’atto di Cal, accolto da grida di giubilo e applausi tra i meyeristi. Le azioni sempre ammantate di ambiguità di Cal e Mary sembrano più che mai in questa stagione non avere logica, rendendo difficile prevedere ma anche comprendere i confini del loro complottare. Forse niente, per una volta, ma l’aria perennemente colpevole sembra suggerire diversamente.

Il ritorno di Vera al compound potrebbe avere effetto anche sui piani della coppia. Sì perché Vera, agamente persa e senza certezze dopo essere stata licenziata dal movimento, prima va in cerca del suo ex-marito Remy, che ha ancora un debole per lei, e gli confida ciò che ha scoperto sulle bruciature. Dallo scambio si evince che il rapporto disfunzionale tra Vera e Lilith è una delle cause della fine del matrimonio, e che tipicamente Vera passa delle fasi di volontà di distacco dall’influenza materna che vengono poi prontamente ristabilite col ricatto emotivo. Anche in questo caso, la scelta di Lilith di rivelare proprio ora lo stadio della propria malattia alla figlia sembra un modo disperato per riattirarla a sé. Ma non ci riesce, e alla fine dell’episodio, in uno scambio di ruoli reso efficace dal montaggio dell’ultima sequenza, Vera va a bussare alla porta di Eddie (“I want to become a meyerist”), mentre Sarah a quella di Lilith (“you found me”). La scena riguarda lo scambio di ruoli anche nella vicinanza a Eddie, ma il ritorno di Vera avrà effetto anche sul rapporto con Cal e Mary, mentre la posizione di Sarah dipenderà ovviamente da quanto Lilith sarà sincera, folle o lucida manipolatrice.

Continua a leggere su BadTaste