The Path 3x03, "Locusts": la recensione

La nostra recensione del terzo episodio della terza stagione di The Path

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I nomi biblici si sprecano in questa terza stagione di The Path. Il terzo episodio, "Locusts", affianca una vicenda che potrebbe essere autoconclusiva, oppure no, all’evolversi delle altre storyline, senza troppe sorprese.

Nel primo caso si tratta di un nuovo arrivo. La prima parte dell’episodio sembrerebbe infatti dedicata all’illustrazione del principio che l’apparenza inganna: il ragazzo con la svastica sul braccio, Logan, è in realtà un povero diavolo scappato di casa, e viene accolto e nutrito da Eddie. Scopriamo che ha una famiglia tutt’altro che amorevole e che è stato due volte in riformatorio: la svastica tatuata sarebbe una sorta di lasciapassare per rendere più semplice la vita in carcere, mentre i conigli morti degli episodi scorsi erano la sua cena.

Immediatamente Eddie si sente vicino a Logan perché vi rivede se stesso da giovane, e nonostante i simboli nazisti e la non certezza che stia dicendo la verità è propenso ad accoglierlo; il consiglio direttivo meyerista la vede diversamente, e anche le reazioni dei compagni di fede sono preoccupate e ostili. Alla fine viene deciso di sottoporre Logan all’ODE, Observable Damage Evaluation, un test che dovrebbe stabilire le conseguenze dei danni subiti da Logan, ovvero una sorta di punteggio che definisce se sia adatto ad accogliere in sé la Luce. Il test, effettuato da Sarah, consiste in domande sempre più personali, e Logan lo fallisce. Ma nonostante ciò Eddie fa di testa sua e lo lascia rimanere nel compound, ignorando l’evidente disagio che la presenza del ragazzo ancora sconosciuto evoca sia nei più giovani che nei più vecchi. Da spettatori da un lato, avendo a disposizione il dialogo tra Eddie e Logan, e le risposte date a Sarah, siamo portati ad avere quasi pietà di Logan e a dare ragione a Eddie; dall’altro Sarah non ha tutti i torti nel puntualizzare che Eddie ormai non ascolta più nessuno, ed è comprensibile che con in giro un ragazzo che ha pur sempre una svastica sul braccio alcuni meyeristi non si sentano al sicuro, in particolare, come fa notare Joy a Hawk, quelli non bianchi.

Joy ha ragione ma è anche sempre più antipatica: il suo riferirsi costantemente al ruolo di Hawk come figlio-soldato del Gesù-Eddie sembra nascondere dell’invidia e della frustrazione mal riposta – visto che fino alla stagione scorsa era la più fervente sostenitrice del percorso meyerista – probabilmente alimentata dall'essersi accorta che là fuori esiste un mondo fatto di flirt, birre e bowling con gli amici. Peccato che una bevuta di troppo e la rinnovata sensazione di libertà rendano i giovani meyeristi un po’ troppo rumorosi e arroganti, e all’arrivo di Logan la situazione degenera, finché il neoarrivato finisce per picchiare l’unico che lo stava difendendo, Hawk. L’indomani è Eddie stesso a riportare Logan a casa sua, ma certamente non è detto che la faccenda sia già liquidata.

Del tutto incomprensibili, per ora, i dettagli del piano di Lilith e Vera, che hanno evidentemente commissionato la preparazione di una sorta di bunker meyerista a qualcuno che è in ritardo con i lavori, e a un certo punto citano casualmente la necessità della morte di Eddie per la loro salvezza. Sarah invece continua la sua frequentazione delle lezioni del professor Jackson Neill, che si trasforma in un appuntamento a cena. Impagabile la sua faccia quando scopre, per la prima volta, il sushi: i meyeristi alla scoperta delle gioie della vita, finalmente.

Quello che forse nemmeno Sarah si aspetta è che il ciclone imprevedibile Cal è in arrivo, dopo che ha deciso di abbandonare il soffocante impiego al servizio di Harold. L’uomo non la prende benissimo, in una scenata che mette in luce quanto il limite tra scatto d’ira e follia sia nel suo caso oltremodo labile. Alla fine Cal, Mary e il bebè riescono ad andarsene, non prima che Mary, che rimane il personaggio più opportunista tra tutti, abbia trafugato un paio di anelli-trofeo di Harold. Dunque Cal riparte alla volta di New York, con l’idea che l’unico modo per liberarsi dei suoi fantasmi sia andarsi a riprendere il movimento, che è “suo” e “gli è dovuto”, dopo tutto quello che ha dovuto passare. È la conferma di quanto Cal sia il personaggio più controverso, nervoso, impulsivo, umanamente imperfetto e per questo l’antagonista naturale dell’opposto Eddie. E per una volta potrà, probabilmente, contare sull’appoggio di Sarah. Le locuste sul finale sottolineano al solito in modo decisamente iperbolico che per Eddie i veri guai devono ancora arrivare.

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