The Path 2x13, "Mercy": la recensione [season finale]
La nostra recensione di Mercy, season finale della seconda stagione di The Path
Un inizio straniante vede Eddie, Sarah e Summer insieme, in un altro paese, in un’altra casa. Il dubbio che siano tornati a formare una famiglia viene subito fugato da alcuni gesti di Eddie, che rifiuta il tocco della mano di Sarah, e poi dalle parole di Sarah alla figlia: “papà è qui solo per aiutarci”. Aiutare soprattutto Sarah, fuggitiva oltre il confine con il Canada, dopo che le accuse di ricatto nei suoi confronti stanno per essere formalizzate. Ma la latitanza è difficile, e per poco Eddie non si fa scoprire da Abe, che gli rinfaccia giustamente l’appropriazione del suo caso, e com’è ovvio sospetta che lui stia nascondendo Sarah. In realtà Abe raggiunge Eddie soprattutto per riportarlo a casa, dove diversi meyeristi hanno deciso di credere alla sua versione anziché a quella di Cal.
Nel frattempo Hawk fa di nuovo coppia fissa con Noa, e viene in possesso dei documenti sull’avvelenamento dell’acqua, lasciati nella macchina di sua madre: da lì inizia finalmente a capire che Cal è un abile manipolatore della verità, e che molto più probabilmente chi ha provocato l’incidente di Sarah era interessato a far sparire quelle prove.
L’ultima parte della puntata sottolinea il parallelismo, e le differenze, tra Cal ed Eddie, l’uno da solo, nell’ufficio, impegnato a ripetere il discorso con cui ammalierà i fedeli il giorno dell’Ascensione; l’altro per strada, ormai con fare da santone, ad aiutare Abe a rimediare al suo errore, alla ricerca di Shelby, la donna che per causa sua era stata buttata fuori dal movimento e dunque condannata alla vita di strada. La sequenza è preparatoria al finale, dedicato a una pacificazione solo apparente, come non mancano di sottolineare le occhiatacce e i sibili di Mary: nel giorno in cui si celebra la fondazione del movimento, i denier capeggiati da Eddie si palesano ai cancelli del compound, chiedendo simbolicamente di essere riaccolti. In una scena che evidenzia quanto nessuno là dentro sia capace di un pensiero proprio, quando Hank decide in autonomia di aprire a Eddie e gli altri, essi vengono accolti da abbracci e strette di mano, come se fino ad allora fossero stati tenuti fuori, respinti, dimenticati solo per caso e per finta. L’unica cosa certa è che dietro al magnanimo perdono di Cal si celano piani di macchinazioni e vendette, mentre stavolta è Sarah a voltare le spalle di fronte alla sincera, rinnovata fede di Eddie.
La stagione termina così nell’unione apparente delle diverse anime del movimento, mettendo le basi per ulteriori conflitti sotterranei e soprattutto interni alle quattro mura del compound.
A fine stagione, rimangono alcuni problemi irrisolti: dal punto di vista strutturale, la quantità di personaggi messi in campo e poi lasciati indietro senza motivazioni soddisfacenti (Chloe e Koziak su tutti); e dal punto di vista narrativo, la probabilità altissima che Steve abbia davvero molestato Cal: come verrà affrontata la questione?
Esplorato il dubbio, la serie sembra poi già tornare allo scontro tra visioni diverse della fede: un tema che rischia di ridurre i motivi di interesse, anche perché nonostante il desiderio di affrontare certi temi gli autori appaiono nettamente più in difficoltà nel descrivere le sfumature dei conflitti interiori e dei diversi tipi di fede nella Luce, che nella rappresentazione di scontri più terreni e umani, forse già visti, ma anche più universali.