The Path 2x08, "Providence": la recensione
La nostra recensione di Providence, ottavo episodio della seconda stagione di The Path
Parte dell’episodio è occupato dalle visioni indotte di Eddie, sequestrato e drogato da Richard e Kodiak: le proteste e l’allarme per il povero Johnny abbandonato non servono a smuovere i due “rapitori”, che non ascoltano le richieste di Eddie e per tutta risposta lo drogano, sicuri che questo gli permetta di rivivere, e dunque di raccontare, quello che è successo sulla montagna in Perù. Il problema di questa intera storyline è che chi guarda non ha motivo di dubitare che non sia andata esattamente come viene mostrato nella prima puntata: che sia stato un evento reale, o immaginato, o alterato da uno stato allucinatorio, è evidente che Steve si è suicidato, lasciando il testimone a Eddie, “toccato” dalla Luce. Per questo l’incursione onirica di Eddie in un verde giardino domestico, con uno Steve più giovane che nuovamente gli conferma che è lui il prescelto a creare quel giardino, lascia un po’ il tempo che trova; in più, dopo tanta fatica e tante azioni discutibili Richard e Kodiak credono immediatamente al racconto di Eddie, condito di esortazione ad aprire gli occhi perché, naturalmente, Steve era solo un uomo, mortale. Kodiak ha reazioni scomposte di rabbia e confusione, Richard come al solito sembra solo terrorizzato: se volessimo cercare una logica profonda nella rappresentazione di questo culto, probabilmente sono proprio il dubbio e la miscredenza di Eddie che lo rendono meno cieco e ossessionato degli altri, e dunque più illuminato. Intanto, se sulla carta Eddie continua a negare l’interesse a riadeguarsi alla Luce, le parole di Richard hanno evidentemente qualche effetto su di lui, che torna a parlarci nel finale.
Johnny invece viene in qualche modo riportato in città dalla polizia, dove la madre (e il padre, furioso) lo va a riprendere. Alla fine Eddie riesce a giustificarsi con Chloe, ma il rifiuto di denunciare alcuno sa un po’ di arrampicata sugli specchi narrativa.
Gran parte della puntata è però dedicata alle figure materne e ai rapporti disfunzionali madri-figli. Troviamo Cal già immerso nel glamour hollywoodiano sulle tracce della madre di Noa, interpretata da Melanie Griffith: la trova (non si sa bene come) a una festa affollata di splendide modelle e fisici scultorei. La donna è una ricchissima agente che si occupa della carriera di Luna, una famosa giovane pop star che ha deciso di farsi venire una crisi esistenziale all’alba del tour milionario che la aspetta. Cal è abile a introdursi come potenziale manipolatore di giovani menti, e si fa promettere 50.000 dollari se riuscirà a far rinsavire la giovane cantante.
Nel corso della seconda stagione The Path ha decisamente accelerato nell’intenzione di mostrare che nessuno è esente dalla menzogna, dall’opportunismo e da comportamenti scorretti: così, da un lato Sarah si riempie la bocca di parole come Verità e Luce per rassicurare Hawk, che ha scoperto i debiti del Movimento e ha affrontato la madre in merito; dall’altro si rifiuta categoricamente di credere all’agghiacciante, e probabilmente reale, accusa di Brenda dal letto di morte nei confronti di Steve, che non sarebbe che un molestatore di bambini, dei cui abusi Cal sarebbe stato vittima. La piega più oscura giova alla serie, anche se le rifiniture rimangono poco soddisfacenti: un personaggio come la madre di Noa soffre di una caratterizzazione un po’ sbrigativa e stereotipata, e l’abitudine a sorvolare su alcuni passaggi logici (come ha fatto Johnny a tornare in città? Perché la madre di Noa si fida immediatamente di Cal? E lui, come l’ha trovata?) in questo caso si fa particolarmente sentire.