The Path 2x07, "Providence": la recensione

La nostra recensione del settimo episodio della seconda stagione di The Path

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Un’atmosfera inquietante serpeggia in The Path da qualche episodio a questa parte: non sono più solo i sogni e gli incubi dei protagonisti, le loro visioni più o meno macabre ma pur sempre irreali, ma anche incarnazioni concrete di presagi e segnali che governano la relazione tra l’interiorità e l’esteriorità dei personaggi. Se l’uccisione della mucca sembrava una scena horror, Providence comincia con un sogno inquietante di Eddie che coinvolge sua figlia, e che si concretizza nel finale, anticipata dalla stessa God Only Knows dei Beach Boys che nel sogno lui e la figlia cantavano allegri. Tra il cielo cupo, l’albero secco, il capanno abbandonato, indubbiamente la regia di Michael Weaver sa come rendere visivamente perturbanti i richiami tra incubi e realtà.

Stavolta i sospetti attorno alle responsabilità di Eddie sono al centro dell’episodio, così come l’ossessione di Richard e Kodiak, che li porta a scegliere metodi di “indagine” alquanto discutibili.

Eddie si offre di fare da babysitter al figlio di Chloe, Johnny, in modo da permetterle di assentarsi per un lavoro di due giorni fuori città. Il ragazzino si mostra tranquillo e intelligente, dimostra di conoscere la situazione della madre e di Eddie, ma sa anche che suo padre non sarebbe contento di vedere lui ed Eddie insieme; si dimostra anche molto più sveglio di Eddie nell’accorgersi che durante la gita al museo militare un uomo li sta seguendo. È Kodiak, che in una sequenza piuttosto tesa si infiltra anche lui tra le armi e i carrarmati in esposizione, per poi essere fermato da una crisi di panico: è evidentemente effetto di un disturbo da stress post traumatico dovuto a qualche esperienza bellica che suggerisce, forse, che non si fermi a uno il conto degli uomini che ha ucciso durante la sua esistenza.

Dopo l’acquisto sconsiderato dell’edificio, diventato Centro Meyerista, da parte di Cal, i nodi vengono al pettine, e un avviso di pignoramento viene affisso ai cancelli del “compound”. Sarah è allibita, Cal ha una crisi di rabbia e prende a pugni un muro, entrambi cercano una soluzione: Sarah è disposta a ipotecare la sua casa, ma l’assenza del co-intestatario Eddie unita all’impossibilità di garantire un flusso di denaro stabile (perché connesso alle donazioni) sono problemi su cui la banca non può soprassedere. Se Sarah è disposta a rischiare in prima persona, la soluzione di Cal prevede di poter accedere a patrimoni particolarmente vicini, come quello della madre di Noa, la cui ricchezza è già stata citata qualche episodio fa, assieme alla sua totale incapacità materna. Cal manda Hawk a tastare il terreno, il quale incassa un rifiuto categorico da parte della ragazza, intenzionata a non chiedere mai più niente a quella che è stata una madre assente, ricattatoria e tossicodipendente. L’illuminazione di Hawk, arrivare direttamente alla madre di Noa con l’obiettivo di “salvarla”, sarà materiale per le prossime puntate.

Le conseguenze materiali dell’istituzione del centro in città sono interessanti, anche se è sempre disturbante la serenità con cui Sarah e Cal passano dallo scontro alla calma quasi complice, come il momento in cui si rendono conto con ironia di essere probabilmente i peggiori Guardiani della Luce che il movimento abbia mai avuto. Sembra dunque che Sarah abbia accettato la visione di Cal sul futuro del movimento, e sia dunque sempre più abituata a dimenticarsi che è un omicidio ad aver reso possibile l’attuale stato delle cose. Il privato e la fede continuano a intrecciarsi, se vedendo Hawk perfettamente a suo agio tra i bisognosi in città Sarah decide che il centro non deve essere venduto, a costo di dover perdere il complesso e dover riorganizzare tutta la loro vita; ma c’è da vedere come la prenderanno i familiari e gli altri 10R.

Tutto fa pensare che il movimento abbia rischiato troppo, e che l’orlo di un baratro sia molto vicino; la confusione che regna in questo miscuglio tra interessi personali, fede, opportunismo è ben rappresentata da Sean, che si ritrova a chiamare segretamente sua madre, annunciandole la gravidanza di Mary ma anche tradendo un momento di grande crisi, tanto da provocare il loro intervento immediato: che ne sarà di Mary, ancora disposta a offrirsi a Cal al suo minimo cenno di cedimento?

Non viene abbandonata, ma muove a rilento, la questione analisi dell’acqua, che Abe ha tentato di portare all’FBI, ma senza successo: è evidente il suo coinvolgimento sempre più intenso con la vita del movimento, anche se si rifiuta di ammetterlo e se continua a ottenere informazioni da poter usare a proprio vantaggio, come la rivelazione del pignoramento che Nicole gli confida. Nicole è un personaggo fastidioso e credibile allo stesso tempo, resa più umana dalla frustrazione per il ruolo di moglie sforna-bambini e dall’invidia malcelata nei confronti di Sarah; dispiacerebbe vedere Abe capitombolare nel tradimento, ma la china in quella direzione sembra inevitabile.

Come abbiamo detto l’episodio è circolare, e l’ultima sequenza concretizza l’incubo della prima: Eddie viene “sequestrato” da Richard e Kodiak, che, forse non accorgendosi di Johnny nella sua macchina, abbandonano il ragazzino in mezzo al nulla. Un episodio come sempre un po’ discontinuo nell’incidenza delle sottotrame sull’insieme, ma attraversato da una tensione maggiore, che in questi casi non guasta.

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