The Path 2x06, "For Our Safety": la recensione

La nostra recensione del sesto episodio della seconda stagione di The Path

Condividi
For Our Safety, sesto episodio della seconda stagione di The Path, è una puntata di passaggio che ripropone sostanzialmente gli stessi segmenti di trama della precedente, portandoli avanti di poco, spesso in modo prevedibile, ed evidenziando la facilità con cui la serie cade in errori di gestione del tempo del racconto.

Infatti For Our Safety indugia anora troppo su alcune storyline già abbastanza scandagliate, togliendo screentime a personaggi che ne meriterebbero di più (ad esempio Abe) o a segmenti che ne necessiterebbero di più per integrarsi al resto (Kodiak, Richard e i loro sospetti).

L’inizio è dedicato a Sarah, che dopo il macabro spettacolo dell’uccisione della mucca avvelenata tenta di depurarsi con i rituali meyeristi; ma non basta, perché al senso di colpa per l’abbandono nel momento del bisogno della comunità, all’orrore per l’ennesima visione di morte, si aggiunge ulteriore caos interiore per il riavvicinamento a Eddie. Quando Sarah salta una riunione sulla sicurezza, Cal la segue e scopre i suoi incontri clandestini con il marito. Con la consueta passivo-aggressività, invece di parlargliene Cal approfitta della sua influenza su Hawk per rivalersi su Sarah: convince Hawk a proseguire il cammino verso 2R, al quale il ragazzo si dedica con abnegazione.  Hawk infatti ha deciso di completare la sua ansia di ribellione politicizzata adolescenziale trasferendosi nella succursale newyorchese, che per uno che ha sempre vissuto isolato e in ambiente protetto è una svolta non indifferente, suggellata persino dal taglio dei riccioli. Nonostante non sia mai stata spiegata la disposizione dei luoghi e l’organizzazione degli adepti in città, scopriamo che Noah apparentemente vive già lì, e inevitabilmente si concretizza la prevedibilissima scintilla già scoccata tra i due.

Dopo la messinscena ad opera di Abe che ha portato alla cacciata di Shelby, il problema sicurezza viene affrontato in modo autoritario, con la decisione di controllare le entrate e le uscite dal “compound” tramite badge di identificazione: questa svolta securitaria è mal vista in particolare da Hank, che si rifiuta di dover sottostare a controlli, e da Kodiak, preoccupato per le limitazioni dei diritti sottese a sorveglianze di questo tipo. Ma la reazione stizzita di Hank è forse motivata anche da ciò che nasconde (ogni meyerista nasconde qualcosa), e cioè che ha segretamente e regolarmente fatto visita alla figlia rinnegatrice, che vive e lavora a New York: è un dettaglio interessante, che sfuma una volta di più l’inadeguatezza di una vita di regole rispetto alla complessità degli affetti e dell’“autonomia del pensiero”, citata esplicitamente dal gruppo di supporto cui partecipa Eddie.
Purtroppo le scene di Kodiak e Richard danno sempre l’impressione di essere tagliate al minimo, risultando inadeguate a capire le motivazioni profonde che muovono i due personaggi: se all’inizio si trovavano sulla stessa lunghezza d’onda, ora l’insistenza all’azione di Kodiak è vista da Richard come paranoica e pericolosa. Peccato che non ci venga dato il tempo di elaborare alcuna problematizzazione della faccenda, così il comportamento di Richard finisce per risultare schizofrenico (i dubbi sono comprensibili, ma da lì a “sequestrare” Kodiak ce ne passa); anche quando durante l’“unburden” di Sarah scopre fortuitamente che Eddie è stato in Perù e che è stato colpito da un fulmine, che dunque è probabilmente lui l’uomo avvistato con Steve, la progressione degli eventi appare rapida e tirata via, e si rimane con l’impressione di una gestione distorta del tempo del racconto. L’unico dettaglio significativo che ci viene svelato è un flashback in cui Kodiak parla con Steve di un uomo che ha ucciso, traumatizzando un giovanissimo Cal, che assiste per caso alla sessione: l’ossessione di Kodiak per le tendenze omicide sembra dunque frutto di un antico senso di colpa.

Eddie e Sarah invece apparentemente capiscono che è meglio guardare avanti, per quanto sia difficile e doloroso lasciarsi andare: Eddie si scopre troppo affezionato a Chloe (a differenza di noi spettatori, che non sappiamo quasi nulla di questo personaggio spuntato anche lei dal nulla), mentre Sarah, che si sente ormai persa, si riaffida alla Luce per “lasciare andare” Eddie, in una sequenza che non riesce a non sfiorare il ridicolo (come molte delle patinate scene spirituali della serie). Lasciamo l’episodio con l’esibizione di Your Song da parte di Chloe, cantata al matrimonio del cugino ma chiaramente dedicata a Eddie, il quale non sa che sono in arrivo un mucchio di problemi all’orizzonte.

Continua a leggere su BadTaste