The Path 2x06, "For Our Safety": la recensione
La nostra recensione del sesto episodio della seconda stagione di The Path
Infatti For Our Safety indugia anora troppo su alcune storyline già abbastanza scandagliate, togliendo screentime a personaggi che ne meriterebbero di più (ad esempio Abe) o a segmenti che ne necessiterebbero di più per integrarsi al resto (Kodiak, Richard e i loro sospetti).
Dopo la messinscena ad opera di Abe che ha portato alla cacciata di Shelby, il problema sicurezza viene affrontato in modo autoritario, con la decisione di controllare le entrate e le uscite dal “compound” tramite badge di identificazione: questa svolta securitaria è mal vista in particolare da Hank, che si rifiuta di dover sottostare a controlli, e da Kodiak, preoccupato per le limitazioni dei diritti sottese a sorveglianze di questo tipo. Ma la reazione stizzita di Hank è forse motivata anche da ciò che nasconde (ogni meyerista nasconde qualcosa), e cioè che ha segretamente e regolarmente fatto visita alla figlia rinnegatrice, che vive e lavora a New York: è un dettaglio interessante, che sfuma una volta di più l’inadeguatezza di una vita di regole rispetto alla complessità degli affetti e dell’“autonomia del pensiero”, citata esplicitamente dal gruppo di supporto cui partecipa Eddie.
Purtroppo le scene di Kodiak e Richard danno sempre l’impressione di essere tagliate al minimo, risultando inadeguate a capire le motivazioni profonde che muovono i due personaggi: se all’inizio si trovavano sulla stessa lunghezza d’onda, ora l’insistenza all’azione di Kodiak è vista da Richard come paranoica e pericolosa. Peccato che non ci venga dato il tempo di elaborare alcuna problematizzazione della faccenda, così il comportamento di Richard finisce per risultare schizofrenico (i dubbi sono comprensibili, ma da lì a “sequestrare” Kodiak ce ne passa); anche quando durante l’“unburden” di Sarah scopre fortuitamente che Eddie è stato in Perù e che è stato colpito da un fulmine, che dunque è probabilmente lui l’uomo avvistato con Steve, la progressione degli eventi appare rapida e tirata via, e si rimane con l’impressione di una gestione distorta del tempo del racconto. L’unico dettaglio significativo che ci viene svelato è un flashback in cui Kodiak parla con Steve di un uomo che ha ucciso, traumatizzando un giovanissimo Cal, che assiste per caso alla sessione: l’ossessione di Kodiak per le tendenze omicide sembra dunque frutto di un antico senso di colpa.
Eddie e Sarah invece apparentemente capiscono che è meglio guardare avanti, per quanto sia difficile e doloroso lasciarsi andare: Eddie si scopre troppo affezionato a Chloe (a differenza di noi spettatori, che non sappiamo quasi nulla di questo personaggio spuntato anche lei dal nulla), mentre Sarah, che si sente ormai persa, si riaffida alla Luce per “lasciare andare” Eddie, in una sequenza che non riesce a non sfiorare il ridicolo (come molte delle patinate scene spirituali della serie). Lasciamo l’episodio con l’esibizione di Your Song da parte di Chloe, cantata al matrimonio del cugino ma chiaramente dedicata a Eddie, il quale non sa che sono in arrivo un mucchio di problemi all’orizzonte.