The Path 2x03, "The Father and the Son": la recensione

La nostra recensione del secondo episodio della seconda stagione di The Path, The Father and the Son.

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Con il terzo episodio la seconda stagione di The Path mette le basi di quello che potrebbe essere uno scontro più profondo all’interno del movimento, dando un ruolo più rilevante anche a personaggi finora di sfondo come Richard.

L’episodio si apre infatti con quest’ultimo che legge i fantomatici ultimi gradini scritti da Steve: parole che parlano di cambiamento e di passaggio di consegne, e che citano esplicitamente Cal e Sarah come i designati. Questo dettaglio insospettisce Richard, che richiama alla mente (e a noi in flashback) un episodio del 1984 in cui Steve dichiara che non starà a lui decidere il suo successore, ma solo alla Luce. Qui entra in scena anche Kodiak, personaggio gettato nella storia all’improvviso, che però viene fin da subito presentato come schivo, solitario e dunque esperto e affidabile. Al di là dei modi poco soddisfacenti con cui personaggi e argomenti sono lasciati cadere nel corso degli episodi, Kodiak conferma che quegli scritti non sembrano nello stile di Steve. Di conseguenza, i dubbi di Richard e Kodiak ricadono su di lui, come per una sorta di contrappasso per tutte le sue malefatte e le manipolazioni: i due non fanno altro che mettere i puntini sulle “i”, e visto che il disegno dell’unico testimone della morte di Steve raffigura un uomo, giungono alla conclusione che possa essere proprio Cal.

Ma il movimento sta affrontando tanti altri problemi oltre a quelli direttamente o indirettamente causati da Cal. Sarah è alle prese con Hawk e il sasso lanciato contro la villa dei De Kaan (altra questione catapultata nella serie senza che se ne sia fatta menzione nella prima stagione). Da buona madre e attivista accompagna il figlio a chiedere scusa alla signora De Kaan, che si mostra fin troppo comprensiva: non farà denuncia né chiederà rimborsi per la finestra rotta da Hawk in cambio dell’allontanamento dei meyeristi dalla comunità di Clarkesville, ovvero il gruppo di malati che cerca di dimostrare l’inquinamento delle falde acquifere da parte delle industrie De Kaan. La donna fornisce anche documenti sull’analisi dell’acqua, che ovviamente si rivelano incompleti. Nonostante l’implicito accordo, Sarah decide di continuare ad aiutare il vicinato, dimostrando una sincerità di ideali simile a quella del figlio: il suo rapporto con Hawk è infatti per ora l’unica relazione sana e positiva della serie, costruita su contrasti superficiali ma su affinità profonde. Sarah sembra dunque intenzionata a spendere i soldi del movimento per qualcosa di utile, ovvero un’analisi indipendente dell’acqua: di certo però non c’è bisogno di avvelenarsi a sua volta, per dimostrare l’abnegazione e la fedeltà alla causa, come invece fa Sarah con il gesto provocatorio di bere quella stessa acqua tossica.

Il titolo rimanda però a padri e figli: al rapporto problematico di Eddie e Hawk e di quello “sostitutivo” di quest’ultimo con Cal, che ovviamente preoccupa Sarah. In questa puntata tocca a Eddie non essere particolarmente in forma. Occupato a negare la Luce e i segnali “sulla propria pelle”, unica prova concreta della presenza di una forza soprannaturale, si lascia andare nel più classico dei modi con la sua nuova compagna, che risponde a tutti i cliché della poco di buono di cui diffidare: la bionda tentatrice non solo lo trascina in tour de force alcolici, ma anche nel gioco d’azzardo, instillando nello spettatore il sospetto che sia una truffatrice professionista quando sembra particolarmente interessata a non farsi notare dalle guardie del casinò. La caratterizzazione della ragazza lascia abbastanza a desiderare, e sembra funzionale a scavare un baratro intorno a Eddie, cominciato con l’allontanamento voluto da Hawk, offeso dalla condiscendenza paternalistica del padre nei confronti della sua esperienza di levitazione.

Come se non bastasse, vedere il figlio assieme a Cal lo distrugge, e la sua paranoia sull’essere sorvegliato dal movimento si rivela fondata. A causa della piazzata di fronte a Cal infatti Eddie si è esposto, rivelando di vedere periodicamente i figli e mettendo nei guai anche Sarah, perché in quanto rinnegato le regole vorrebbero che gli fosse impedito. Questo intreccio di accuse, colpe e incomprensioni è un altro tassello del quadro di regole assurde che sottostanno al movimento meyerista, la cui rappresentazione è sempre più scissa tra una vocazione umanitaria e assistenzialista, incarnata da Sarah e Hawk, e una concezione affaristica, rappresentata da Cal ma anche da certi altri leader. In mezzo i nostalgici hippie dei bei tempi andati, e una serie di personaggi senza arte né parte, come, purtroppo, Mary, che non si solleva dal ruolo di vittima di se stessa in balìa degli eventi. Il padre del titolo può essere anche quello del bambino che porta in grembo: per la prima volta Mary si confida con Sarah e poi rivela i suoi dubbi a Sean, che… lascia la sua reazione alla prossima puntata. Sullo sfondo i problemi coniugali di Abe, che sembra un po’ confuso tra lavoro e vita privata, tra gli effetti simulati e quelli reali del culto sulla sua vita, e soprattutto tra la fedeltà e l’attrazione per Nicole.

The Father and the Son è un episodio ricco di eventi, che porta avanti con più o meno convinzione le diverse storyline: l’introduzione di nuovi personaggi, sebbene affrettata e poco motivata, aiuta se non altro a moltiplicare il fronte di ambiguità del culto, anche se gli autori sembrano voler rimandare il momento in cui Eddie dovrà affrontare ciò che è successo in Perù, con tutto ciò che comporta in termini di credibilità (e rischio di ridicolo) per la serie.

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