The Path, 1x10: "The Miracle" - [Finale di stagione]

La nostra recensione del finale di stagione di The Path

Condividi
TV
È molteplice il significato del “miracolo” che dà il titolo dell’ultimo episodio della prima stagione di The Path. Si riferisce al compimento truffaldino del libro della Scala, alla Luce che richiama a sé alcune delle sue pecorelle smarrite, alle preghiere che in certi casi sembrano funzionare anche e soprattutto per gli scettici, come Abe; ma può anche riferirsi, ironicamente, all’avvicinamento di Eddie e Sarah alla vera verità che hanno davanti agli occhi da tempo.

L’intera stagione è stata un cauto avvicinarsi al conflitto, una lenta e inesorabile scoperta di pulsioni e intenzioni profonde molto diverse quando non diametralmente opposte rspetto a quelle esteriori, esposte a beneficio dei propri discepoli/adepti. Come ribadito più volte, uno dei problemi della serie è che ai personaggi secondari non è riservata la stessa cura e lo stesso livello di approfondimento di motivazioni e sentimenti che li spingono all’azione, anche quando hanno abbastanza screentime da essere quasi co-protagonisti. Se ogni dinamica relazionale tra Eddie e Sarah riesce ad essere coinvolgente, non si può dire lo stesso di quelle tra Mary, Sean e Cal: in questo episodio, il riavvicinamento lampo tra Mary e Sean, propedeutico al tradimento con Cal più che al matrimonio, è indagato solo in relazione alla visita dei genitori di lui, con il padre contrario allo stile di vita del figlio e la madre prevedibilmente più accomodante. In tutte le scene in questione Mary rimane per lo più muta, per poi finire tra le braccia di Cal sulla base di una comune oscurità che li divora: la carica simbolica dell’unione è fin troppo sottolineata dal velo della madre di Sean, indossato da Mary durante il tradimento, ma definirsi entrambi “broken” non raggiunge la complessità necessaria per rendere coinvolgente l’ampia previdibilità dell’evoluzione/involuzione del rapporto tra i due.

Indubbiamente più doloroso e coinvolgente l’allontanamento tra Eddie e Sarah, che permette di seguire sia le implicazioni della separazione (le reazioni di Summer e la sua penna invisibile, lo scatto di Sarah che rivendica di fronte alla sua famiglia il suo diritto ad essere ferita e arrabbiata), sia i percorsi individuali di entrambi, volti al riallineamento alla propria identità, ma anche alla ricerca della verità. Eddie è tormentato da visioni che non comprende, in particolare il serpente che aveva visto sul corpo esanime del Dottor Meyer nel primo episodio. Quando diventano troppo reali e incontrollabili va in cerca di risposte direttamente da Silas, a Cuzco. Sarah ha già intuito che è successo qualcosa di brutto a Silas, e il presagio della civetta che incontra ogni mattina sul suo cammino si rispecchia nella macabra scoperta di Eddie in Perù, dove scopre con sgomento gli animali di Silas morti per evidente abbandono. Ma Sarah ha anche deciso di dedicarsi anima e corpo all’unica certezza che conosce, quella della Luce, e accetta dunque di guidare il movimento al fianco di Cal: secondo un meccanismo ricorrente nella serie, il culmine di un’esperienza di scelta e coinvolgimento totale precede l’inizio della crisi, il crollo delle certezze, la delusione. La sequenza della cerimonia che sigilla la chiusura del libro sulla Scala, il matrimonio tra Sean e Mary, i voti di Hawk e il ritorno di Alison è non per niente montata in parallelo alla scoperta di Eddie a Cuzco. Poche scene dopo, Sarah scoprirà per caso che Cal le ha mentito sulla notte del voto per il futuro del movimento, e lo confronterà, finalmente, nell’ultima, intensa scena.

Ancora sul fronte delle storyline secondarie che tanto secondarie non sono, un po’ deludente l’evoluzione del mistero di Jason Kemp e la risoluzione di Alison: sia che si tratti di un ripensamento sincero (e la rievocazione tra le lacrime del tentativo di suicidio lo farebbe pensare), sia che si tratti di un contorto piano della donna per distruggere dall’interno il movimento, si poteva sperare in qualcosa di più avvincente del suo ritorno all’ovile.
Nel complesso questa prima stagione di The Path è sembrata sempre troppo prudente nell’esplorare fino in fondo le possibili implicazioni del soggetto controverso che la sostiene, e di aver lasciato inesplorato il potenziale di tante figure di sfondo: da Alison a Mary, passando per la Miranda di Minka Kelly e la Brenda nei panni della madre di Cal, davvero sottoutilizzate. Si costituisce comunque come una lunga premessa a uno scontro, una lunga costruzione di un conflitto che potrà espoldere ormai nella (già confermata) seconda stagione, solo una volta che le convinzioni si sono sedimentate, i sospetti rafforzati, le carte scoperte.

Chiara Checcaglini

Continua a leggere su BadTaste