The Path 1x08, "The Shore": la recensione

La nostra recensione dell'ottavo episodio di The Path, con Michelle Monaghan, Aaron Paul, Hugh Dancy

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“The Shore”, ottavo episodio di The Path, si addentra nella dimensione più spirituale e sincretica, dove la fede à la Scientology in un cammino da intraprendere per disfarsi del dolore e migliorarsi convive con sogni premonitori, visioni e manifestazioni mistiche, come a dover riequilibrare l’eccesso di azione materiale dello scorso episodio.

Il titolo dell’episodio si riferisce al lungomare che fa da sfondo alla parte più riuscita e toccante il cammino che Eddie e Hawk intraprendono insieme, in parte contravvenendo alle regole che vogliono che si segua in solitaria il percorso di Steve. In questo frammento la fede viene problematizzata in un modo credibile, umano: essendo l’unico tra i protagonisti ad avere una vita pre-meyerista, Eddie rappresenta un modo di credere ben più radicato nell’esperienza del mondo, che si staglia come più concreto ed assennato in confronto agli estremismi del movimento. La deviazione dal percorso ortodosso verso quelli che sono i luoghi “sacri” per Eddie, Coney Island e gli spazi vissuti assieme al fratello, tingono di laicità il cammino spirituale, lo rendono personale e dunque più profondo, fino ad avvicinare realmente padre e figlio nel nome dell’esperienza e della confidenza, in un’atmosfera di genuinità che contrasta con i refrain astratti dei discorsi meyeristi.

Eddie e Hawk sono gli unici a portare avanti il dialogo a volte problematico, a volte più naturale, tra spiritualità ed esistenza, tra la chiusura del movimento e le esigenze di comunicazione e scambio con il mondo esterno. Per questo padre e figlio appaiono come i principali catalizzatori di empatia, e quando la trama si sofferma su di loro separandoli dal resto, come in questo caso, i conflitti interni al movimento appaiono ancora più distanzianti e autoreferenziali. Il fardello da cui Cal non riuscirà tanto facilmente a liberarsi, come letteralmente sottolinea l’indugiare sulla fatica del liberarsi del corpo di Silas, trova forma nell’avvelenamento da alcool che lo porta a bussare alla porta di Sarah: e tanto più l’oscurità si impossessa di Cal, tanto più la Luce tanto invocata dai meyeristi sembra naturalmente manifestarsi attraverso Sarah, che dopo aver dimostrato di essere un’ottima guida si avvia ad essere preferita a lui da parte degli “anziani” per incarnare il futuro del movimento. La sequenza della nascita del parto casalingo di Nicole corona la prontezza di spirito di Sarah e conferma agli occhi dei presenti –Cal compreso – che la donna possiede un inequivocabile dono. Tuttavia il sogno di Sarah a inizio episodio, la comparsa di una statuetta Pachamama di Silas appaiono come segni infausti che a causa delle omissioni e delle bugie di Cal sono da lei dirette verso Eddie: come possa fidarsi ancora ciecamente delle parole di Cal, dopo che l’ha appena baciata –ricambiato – esplicitando tutto il suo interesse affinché torni con lui, rimane un mistero. Se non altro in un impeto di senso di colpa Cal riporta Sean da Mary, la cui dipendenza da allucinogeni è un altro punto poco convincente di una caratterizzazione deludente e poco tridimensionale.

Va notato che la morte di Silas chiude forse ogni possibilità di approfondire le influenze native del Sud America sul movimento, che tuttavia sembrano destinate a rimanere costanti, dagli animali come correlativo dell’anima, alla statuetta Pachamama, alle ripetute allucinazioni. Anche in questo episodio la nuova apparizione del fratello di Eddie è un esempio di classico passo falso della serie, che spesso preferisce enfatizzare gli aspetti emotivi a discapito di una salda costruzione del mondo narrativo, motivo per cui il senso di coinvolgimento funziona a corrente alternata.

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