The Path 1x03, "A Homecoming": la recensione

La nostra recensione del terzo episodio di The Path, intitolato A Homecoming

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Spoiler Alert
Con “A Homecoming” The Path comincia a dare profondità alle vicende dei singoli personaggi, esibendo finalmente una natura corale che rende più interessante il plot mistico-religioso.

L’ingresso di Kathleen Turner nei panni di Brenda, madre di Cal, è un’ottima svolta che aiuta a comprendere la personalità del leader, oltre che regalare un’altra grande interpretazione dell’attrice: scopriamo così che Cal è stato affidato a Steven Mayer dal padre, contro la volontà della madre, ma capiamo anche che il padre di Cal si è poi pentito del gesto, e che ciò ha ulteriormente distrutto i rapporti all’interno della famiglia. Per quanto tutt’altro che originale, la vita di solitudine della madre contro l’impossibilità per Cal di allontanarsene definitivamente rappresenta un'altra versione di un rapporto manipolatorio, con qualche attenuante nei confronti di una donna che per quanto pessima madre si è vista portare via il proprio figlio da una setta.

Eddie si è piegato ai giorni di lavaggio del cervello comprensivo di pozione di dubbia provenienza: il suo rientrare nei ranghi è spiegabile con la paura di perdere la famiglia, ma vi si intravedono anche debolezza e una punta di vigliaccheria. L’arrivo – o meglio l’imprigionamento e lo spostamento – di Miranda Frank problematizza la situazione: le conseguenze delle bugie di Eddie ricadono su Miranda, che si rifiuta giustamente di ammettere il falso, ma la cui parola vale meno di quella di Eddie, perché fa parte della famiglia di Sarah. Le parole pesanti che rivolge a Sarah sono certamente azzeccate, e aprono uno squarcio interessante sui rapporti di potere interni al movimento, dei quali per ora abbiamo solo sperimentato una gerarchia di “livelli” (gli R6, R7… R10), ma che evidentemente sono più insidiosi e subdoli.

Parallelamente il poliziotto visto nelle puntate scorse si infiltra nel movimento fingendosi interessato ad “arruolarsi”, in quello che finora è un plot piuttosto debole: appare un po’ poco accurato il fatto che agisca completamente da solo, e presto dovrà rendersi conto che le motivazioni che l’hanno spinto (riportare Mary al padre orco, ma naturalmente non lo sa) sono del tutto sbagliate.

Più riuscita la continuazione dell’amicizia tra Hawk e Ashley (la brava Amy Forsyth vista in Defiance): l’assoluta devozione di Hawk alla causa non gli impedisce di aiutare Ashley, anche se trasgredendo le regole, e l’impressione è che qualcosa di più dell’amicizia potrebbe presto insinuarsi a minare le convinzioni del ragazzo, anche se si tratterebbe di un’evoluzione un po’ telefonata.

All’interno della comunità mayerista sono dunque riprodotte tutte le deviazioni della società (ipocrisia, abuso di potere, falsità), acuite da un sistema di regole autodeterminato e dalla sua imposizione su menti manipolabili: è esplorando queste dinamiche a partire dai personaggi che le abitano che la serie può rivelarsi sempre più interessante. “A Homecoming” è un buon inizio.

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