The Paradox Effect, la recensione

È la tipica produzione Iervolino & Lady Bacardi Entertainment The Paradox Effect, formulaico, senza voglia e con volti una volta famosi

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di The Paradox Effect, il film con Olga Kurylenko e Harvey Keitel in sala dal 1 Agosto

Le produzioni Iervolino & Lady Bacardi Entertainment si distinguono per il cast, sia degli attori che degli autori. Fedeli a grandi nomi del passato americano, scelti tra coloro che oggi sono poco considerati dal cinema del loro paese, ma che ancora godono di una credibilità che, ad esempio, può favorire le vendite internazionali, queste produzioni oscillano tra autori caduti in disgrazia, come Michael Mann (Ferrari), e attori del passato come John Travolta e Morgan Freeman, oppure altri con problemi di immagine come Amber Heard e Johnny Depp (rigorosamente in film separati). In comune, c’è sempre il bisogno di lavorare.

Questa volta è il turno di Harvey Keitel, le cui scene si limitano a un paio di location — si spera almeno siano state girate tutte insieme, rapidamente e in pochi giorni — e di Olga Kurylenko, che invece è la protagonista di una trama d’azione scritta da un delegato di produzione di fiducia della Iervolino & Lady Bacardi Entertainment, qui sceneggiatore, Ferdinando Dell’Omo, con la collaborazione di Andrea Iervolino e Samuel Bartlett, e infine affidata a un regista con molta esperienza televisiva (nel senso proprio di trasmissioni televisive), Scott Weintrob.

La forza della Iervolino & Lady Bacardi Entertainment risiede proprio in questo: nonostante tutto, i loro film mantengono sempre lo stesso tono e la stessa resa. Non eccezionale, certo, ma coerente. Anche questa volta l’atmosfera è quella di un euro-thriller d’azione, girato a Bari con attori internazionali e una trama da film americano, fortemente legata a formule standard. C’è una donna coinvolta suo malgrado in un intrigo durante una notte. È sequestrata da un poliziotto dell’Interpol al servizio di un boss, e la minaccia che la tiene legata a lui è il pericolo di non rivedere la figlia, appena arrivata con un aereo; anche lui, però, ha i suoi problemi. Conflitti tipici, personaggi stereotipati, e comprimari ridicoli, adatti a spettatori con pochissime pretese.

Un film così poteva, nel migliore dei casi, risultare come L’Autista (un action di basso budget ma dignitoso, con Frank Grillo, un altro attore legato a Iervolino & Lady Bacardi Entertainment), e invece non è così. La parte più deludente è proprio quella da serie B, cioè quella tecnica. Scott Weintrob, nonostante nel suo curriculum vanti la regia di alcune puntate di Top Gear, non ha un grande feeling né per l’azione né per gli inseguimenti in auto (decisamente blandi), figuriamoci per le sparatorie. Purtroppo, la scrittura non riesce a compensare queste mancanze. Questa storia, per salvarsi, avrebbe dovuto almeno avere un’atmosfera che caricassse personaggi, eventi e situazioni di quel sentimentalismo disperato che invece viene lasciato alla narrazione fuori campo di uno speaker della radio locale (fuori luogo e fuori tono). È impossibile, però, che tutto questo si crei se i personaggi, oltre a essere inseriti in un intreccio estremamente convenzionale, parlano per sentenze e frasi fatte, senza avere una personalità nemmeno nelle interazioni, figuriamoci nella recitazione. Ognuno svolge il proprio compito, chi meglio, chi peggio, ma nessuno sembra tenere davvero a The Paradox Effect. È come se tutti fossero informati della trama e di quel che avviene giorno per giorno, scena per scena.

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