The Outer Worlds, una tragicomica epopea sci-fi targata Obsidian Entertainment | Recensione

The Outer Worlds è una piacevolissima sorpresa, un titolo da amare per le tematiche che sviluppa e per le meccaniche ludiche vagamente retrò

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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The Outer Worlds, una tragicomica epopea sci-fi targata Obsidian Entertainment | Recensione

Gli amanti dei film di fantascienza girati a cavallo tra gli anni '60 e il decennio successivo al primo avvio di The Outer Worlds faticheranno a trattenere un sorrisetto malizioso carico di soddisfazione, figlio di un tepore che dalla punta delle dita che stringono il pad si propagherà istantaneamente per il resto del corpo, raggiungendo in fretta il cervello, sede di un’intensa attività di recupero e riorganizzazione di suggestioni e immagini fruite altrove, portatrici di indelebili ricordi dal retrogusto certamente trash, a loro modo assolutamente cult.

L’irriverente epopea di Obsidian Entertainment, sostanzialmente un gioco di ruolo solo all'apparenza travestito da sparatutto in prima persona, è uno sbilenco tributo, una bizzarra riproposizione in salsa videoludica dei film di genere di un tempo, che potendo contare solo su mezzi di fortuna cercavano comunque con tutte le loro forze di sviluppare una critica alla società contemporanea, avvalendosi di improbabili effetti speciali e di fatiscenti scenografie per proiettare lo spettatore in grotteschi mondi alieni che pur alludevano, allegoricamente, al realissimo e conosciutissimo pianeta Terra.

The Outer Worlds, del resto, fa esattamente la stessa cosa. Costringendovi nei panni del solito eroe le cui fattezze andranno create tramite un rudimentale editor, vi porta a spasso in una manciata di ambientazioni extrasolari, mettendo a nudo l'ipocrisia e le contraddizioni del capitalismo e di decine di altri meccanismi politici, economici ed interpersonali che governano la nostra società.

La Speranza, gigantesca navicella carica di coloni sospesi in un sonno criogenico che perdura da oltre settantanni, vaga alla deriva dimenticata da tutti, frutto di un insabbiamento abilmente orchestrato dalle corporazioni commerciali che dettano legge sull'intero Sistema di Alcione, manciata di colonie che l'uomo ha strappato allo spazio siderale, stabilendo insediamenti più o meno autonomi, più o meno vivibili. L'obiettivo principale dell'avventura ruoterà proprio attorno alla sorte che deciderete di riservare al vascello spaziale e al suo ignaro equipaggio, prima di una lunga serie di scelte che potrete e dovrete prendere per influenzare il futuro dei pianeti su cui atterrete e che esplorerete a fondo, tramite scenari dalle discrete dimensioni.

[caption id="attachment_203083" align="aligncenter" width="1920"]The Outer Worlds screenshot Il gioco di squadra è importante, ma non fondamentale. Potrete anche affrontare tutte le quest senza avvalervi della collaborazione di alcun personaggio controllato dalla CPU[/caption]

Che non siamo di fronte a un futuro idilliaco, nel quale l'umanità è riuscita a sconfiggere malattia e povertà, lo si evince sin dal primo momento in cui si mettono i piedi sulla terra ferma, quando dopo un rapido tutorial si raggiunge un avamposto devastato da una misteriosa epidemia, rigidamente controllato da un'organizzazione che comanda con metodi prevaricatori un manipolo di abitanti che non conoscono altra soddisfazione che consumarsi sull'altare di un profitto di cui non beneficeranno mai realmente, a totale ed esclusivo appannaggio di un'elité che agisce e muove i fili nell'ombra.

L'atmosfera che si respira è certamente pesante, ma viene stemperata da quelle che possono ritenersi le due cifre stilistiche più evidenti di The Outer Worlds. Da una parte si distingue un comparto artistico dominato da colori acidi e scenografie western. L'incontro e scontro di suggestioni retrò con armi e costruzioni iper-tecnologiche, che deve moltissimo, e non a caso, alla saga di Fallout, è certamente derivativo, i recenti Borderlands 3 e Rage 2 sono lì a dimostrarlo, ma il risultato finale resta piacevole e sufficientemente originale, punto a favore che ovvia, almeno parzialmente, a un aspetto tecnico mai davvero impressionante.

" La creatura di Obsidian Entertainment brilla grazie a una sceneggiatura sagace e tagliente"Dall'altra, la creatura di Obsidian Entertainment brilla di luce propria grazie a una sceneggiatura sagace e tagliente. I personaggi che incontrerete lungo il percorso non sono impassibili martiri, né patetiche macchiette schiacciate da uno status quo incontrovertibile. Al contrario, pur essendo assuefatti e totalmente inglobati nelle rigide e folli convenzioni che corrompono la loro esistenza, trovano nell'ironia la loro unica e più ricorrente valvola di sfogo, la sola forma di opposizione consentita dalle corporazioni ai loro dipendenti.

L'arco narrativo si contraddistingue per la grottesca comicità, innescata da dialoghi quanto mai ammiccanti, sibillini, allusivi, introdotti da personaggi sfaccettati, disillusi, comunque definitivamente sconfitti. Non è così per il protagonista, fortunatamente, potenzialmente investito della capacità di ribaltare completamente il sistema, o di fortificarlo ulteriormente, attraverso le scelte che effettuerete nel corso delle missioni che vi verranno proposte dagli NPC.

Nonostante l'inquadratura in prima persona, nonostante le tantissime armi e abilità che contraddistinguono la progressione del'avatar, The Outer Worlds è un gioco di ruolo in senso classico, visto che potrete effettivamente modellare a vostro piacimento destino e fama dell'avatar.

Il sistema funziona alla grande, perché gestito nei minimi dettagli sin dalla base. Scegliendo quali abilità potenziare a discapito di altre, potrete dare vita al classico badass dal grilletto facile, a un silenzioso assassino che predilige l'eliminazione all'arma bianca, adun abile manipolatore che grazie al potere della sua parlantina può convincere qualsiasi avversario alla resa, senza che venga esploso un singolo colpo.

[caption id="attachment_203082" align="aligncenter" width="1920"]The Outer Worlds screenshot Pop up, qualche rallentamento e texture spesso non proprio definite. Eppure lo stile dell'art design mette comunque una bella pezza al comparto tecnico[/caption]

Le possibilità sono moltissime e quasi in tutte le situazioni la libertà d'approccio è davvero totale, unicamente condizionata dalle statistiche del personaggio che eventualmente amplieranno o ridurranno le strategie percorribili per ottenere il medesimo risultato.

La personalizzazione dell'avatar è talmente centrale nell'economia del gioco che è preponderante anche laddove non ha dirette e immediate conseguenze sul fluire dell'esperienza. Potreste far credere ad alcuni personaggi di essere qualcuno che non siete affatto; i vostri compagni, che potrete gestire sul campo di battaglia grazie ad intuitivi comandi rapidi, vorranno sapere di più sul vostro conto stabilendo solide amicizie.

Laddove il gunplay soffre di alcune lacune, come hitbox tutt'altro che precise, se la componente stealth funziona a fasi alterne e nonostante un comparto tecnico non proprio esaltante, The Outer Worlds contrappone a ogni sbavatura una sceneggiatura strabiliante, una progressione del personaggio soddisfacente, un sistema di scelte effettivamente impattante sul prosieguo dell'avventura.

Così come strizza l'occhio a certi film del passato, allo stesso tempo si rifà alla tradizione dei giochi di ruolo, ponendo lo sviluppo dell'avatar al centro del gameplay.

Artisticamente ispirato, ludicamente solido, The Outer Worlds è una piacevolissima sorpresa, un titolo da amare per le tematiche che sviluppa e per le ambizioni vagamente retrò delle sue meccaniche ludiche.

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