The Orville: New Horizons (stagione 3) - La recensione

The Orville: New Horizons è la summa della serie Sci-Fi di Seth MacFarlane, capace di creare un empatia inattesa con l'intero equipaggio

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The Orville la recensione della stagione 3, disponibile su Disney+ nella sezione Star.

La stagione 3 di The Orville si presenta con il sottotitolo New Horizons, per celebrare la sua nuova casa. Abbandonati i lidi di Fox infatti, l'equipaggio guidato da Seth MacFarlane è arrivato su Hulu, mentre nel nostro paese ha invaso la sezione Star di Disney+. Per dieci settimane, The Orville: New Horizons ha allietato i miei giovedì, con puntate più lunghe delle precedenti stagioni, come se fossero dieci speciali tv dedicati all'epopea Sci-Fi del papà dei Griffin. Una terza stagione che trova ulteriormente la quadra sulla propria dimensione, anche più di quanto fatto dalla già ottima seconda. MacFarlane sognava fin da piccolo di scrivere un prodotto simile a Star Trek ma capace di avere la sua identità, e devo dire che ci è riuscito egregiamente.

La trama di The Orville: New Horizons

The Orville: New Horizons riparte dal futuristico finale della seconda stagione, ristabilite le giuste linee temporali, l'equipaggio della Orville guidato dal capitano Mercer (Seth MacFarlane) torna a preoccuparsi della minaccia dei Kylon. Di sottofondo per tutta la stagione una trama verticale che andrà a sfociare nell'ultimo episodio (per quanto riguarda l'azione) e nel decimo e ultimo (per quanto riguarda la commedia). Principalmente però, ogni puntata è a se, e racconta qualcosa di unico che copre temi diversi come la politica, l'amore, il razzismo, l'identità di genere e molto altro con cui è facile empatizzare.

La sapienza della sceneggiatura di MacFarlane sta nell'aver concepito ogni episodio come un piccolo film (o meglio chiamarli special televisivi), capace si di trasportarci in nuovi (o vecchi) mondi, ma che al contempo pongono le proprie basi sulla potenza emozionale di ogni personaggio. Ogni episodio di New Horizons ha una durata che varia dall'ora e un quarto all'ora e mezza, quasi il doppio rispetto alle precedenti stagioni.

Dopo un disorientamento iniziale però, si scende a patti con la durata estesa, che permette al cast di raccontare storie ancora più nel dettaglio, ricordando sempre l'importanza del contesto. Una stagione che migliora ulteriormente quanto fatto dalla seconda, raccogliendo il testimone della serie classica di Star Trek e ruotando attorno alle emozioni oltre che all'avventura. The Orville tratta tematiche attuali, specchiandole in un futuro lontano e incerto, racconta utopie aliene che commettono sbagli. Non c'è mai il bianco o il nero, ma è un perenne viaggio in tutto ciò che c'è nel mezzo.

E così MacFarlane richiude molte delle strade lasciate in sospeso nelle stagioni precedenti, riportando in scena vecchi personaggi mentre rafforza i rapporti tra il cast principale. Ormai The Orville non è più una comedy, come nei primissimi episodi di cinque anni fa, compiendo l'evoluzione finale da parodia di Star Trek a perfetta rivale e valida alternativa.

Una storia di personaggi

L'altro grande salto di The Orville New Horizons è sicuramente quello tecnico. La CGI è altamente paragonabile a quella delle altre serie sci-fi e non solo. In alcune sequenze di battaglia, The Orville si fa facilmente beffa dei rivali, mettendo a schermo qualcosa di paragonabile anche ad alcuni film di genere. Le landscape futuristische sembrano aver utilizzato fino all'ultimo dollaro del budget, mentre continua l'utilizzo degli elementi prostetici per le razze aliene, come i Krill, o per i mebri dell'equipaggio come Alara e Bortus.

Nonostante visivamente sia gradevole, è l'equipaggio della Orville che ruba tutti i riflettori. I personaggi come già detto, sono in grado di stabilire un livello di empatia inaspettato, stupendo in positivo. Al centro della stagione però ci sono sicuramente la guardiamarina Burke (Anne Winters) e Isaac (Mark Jackson), il Kylon ribelle e addetto alla navigazione della Orville. Se Charly Burke è protagonista del redemption arc più evidente della stagione, Isaac da tutto se stesso, in una sequenza di ricerca d'emozioni e del suo posto in mezzo agli umani.

Sapientemente scritti dalle penne del team di MacFarlane (con tanto di supervisione di Jon Favreau) anche il resto del cast ha il proprio momento di gloria, con Mercer che si fa giustamente da parte per far brillare i propri comprimari.

Star Trek meglio di Star Trek

Al momento, non ci è ancora dato sapere se questa stagione di The Orville sarà l'ultima ma, se così dovesse essere, il finale di stagione andrebbe bene anche come epilogo. MacFarlane è stato abbastanza furbo da lasciarsi alcuni spiragli in caso di rinnovo, ma ha al contempo chiuso tutte le trame più grandi, complice anche il maggior minutaggio a disposizione. Se la Orville non dovesse più decollare per nuove avventure, le storie di questa terza stagione rimarranno vivide per i prossimi anni, grazie alle loro tematiche attuali. E se in caso contrario le fossero concessi nuovi viaggi, aspetterò in trepidante attesa il nuovo decollo di quella che è sicuramente tra le migliori serie Sci-Fi degli ultimi anni.

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