The Orville 1x01, "Old Wounds": la recensione
Il primo episodio di The Orville è un'operazione nostalgia riuscita a metà, che smussa la propria comicità in favore di uno scialbo ricalco
L'idea alla base di The Orville, ben evidente nell'episodio pilota Old Wounds diretto da Jon Favreau (Iron Man, Il Libro della Giungla), è semplice quanto nobile: rendere tributo alla più importante saga fantascientifica che la televisione ricordi, ricalcandone schemi e personaggi in chiave parodistica. Ecco quindi il comandante Ed Mercer, interpretato dallo stesso MacFarlane, alle prese con un equipaggio multietnico, tra cui riconosciamo già le versioni rinnovate di Montgomery Scott - qui è il migliore amico di Ed, il timoniere Gordon Malloy (Scott Grimes) - o del giovanissimo, inesperto Pavel Chekov - la cui funzione è qui assolta dalla candida Alana Kitan (Halston Sage).
Tuttavia, l'evidente riverenza di MacFarlane nei confronti della pietra miliare che intende omaggiare frena in modo fatale il suo potenziale dissacrante: per timore di risultare irrispettoso, lo script finisce per appiattirsi su una serie di gag non del tutto riuscite e su una comicità quasi impalpabile, che solletica lo spettatore portandolo, al più, a un sorriso di circostanza. L'operazione nostalgia è cristallina e il bersaglio, da questo punto di vista, risulta centrato: tuttavia, la puntata non riesce mai a decollare rispetto al validissimo terreno da cui intende partire. Non mancando di certo prove dell'eccelsa verve comica di MacFarlane, l'impressione è che l'autore sia rimasto vittima della sua stessa passione per Star Trek, tanto forte da smussare ogni intento parodistico in favore di uno scialbo ricalco che nulla aggiunge a quanto visto finora.
Per adesso, invece, The Orville si accontenta di passeggiare su tracciati rodati se non usurati, senza concedersi (e concedere) un minimo brivido allo spettatore; la speranza è che i prossimi episodi assicurino un po' d'ossigeno a una pianta che, al contrario della sequoia protagonista della missione dell'equipaggio, sembra altrimenti destinata ad appassire prematuramente.