The Order of the Stick, la recensione
Lo splendido webcomic The Order of the Stick raggiunge quota mille episodi e noi celebriamo il traguardo con una recensione
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Un guerriero, una ladra, un mago (o una maga?) di razza elfica, un nano chierico di Thor, un bardo completamente idiota, un halfling assassino psicopatico. Vi ricorda per caso un gruppo di personaggi di un classico gioco di ruolo? Bene, perché è proprio ciò di cui stiamo parlando. Roy Greenhilt e i suoi compagni d'avventure sono personaggi, non giocatori, personaggi di una classica campagna di D&D, Dungeons & Dragons, il più popolare role playing game di sempre. E, cosa curiosa, sanno di esserlo.
Perfettamente consapevoli delle leggi rigidissime che regolano il loro mondo, dei livelli di classe e dei bonus razziali, delle prove con il dado da venti e delle statistiche di caratteristica, i membri dell'Ordine del Bastoncino viaggiano per il loro mondo fantastico con una missione molto precisa: distruggere il terribile stregone non-morto Xykon, un Lich potentissimo a caccia di fenditure nella realtà, fonti di potere quasi assoluto. Riusciranno i nostri eroi a impedire che un pazzo puzzolente e scheletrico divenga il dittatore del mondo o, peggio, il suo distruttore?Avete letto decine e decine di storie del genere, ovviamente. I buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Cosa rende Rich Burlew un autore migliore degli altri e The Order of The Stick uno dei fumetti più entusiasmanti che possiate leggere in rete?
Innanzitutto la premessa: tutto questo doveva essere ed è nato per essere solo un gioco, una parodia dei giocatori di ruolo e del mondo di D&D. Si trattava di un fumetto prettamente comico, dedicato solo ai conoscitori delle regole (spesso assurde e inverosimilmente complicate) che regolano le partite, con gag che facevano costante riferimento alle situazioni contraddittorie, alle idiosincrasie, ai luoghi comuni di quel particolare settore di pubblico. The Order of The Stick debuttò infatti sulle pagine di Dragon, il principale periodico americano di settore, per poi passare al sito creato dal suo autore che fondò una piccola etichetta editoriale per poterlo gestire in totale autonomia. Se questa era l'origine, il tutto si complicò moltissimo, portando a un'evoluzione narrativa dei personaggi e delle dinamiche del racconto assolutamente imprevedibili e sorprendenti.Da macchiette bidimensionali (in tutti i sensi) a figure per nulla scontate; da funzoni narrative fisse, create per farsi beffe della macchinosa ripetitività imposta dalle schede di gioco che riassumono abilità e talenti, a personaggi di cui ci si innamora senza possibilità di fuga, che ti restano incollati in maniera irreversibile. Ci vuole un talento notevole per mettere in pratica una svolta del genere.
Altra componente caratteristica, la geniale semplicità dello stile di disegno. Burlew è un pioniere del fumetto stickmen, ovvero dei personaggi realizzati come omini a bastoncino, stilizzati come quelli che ognuno di noi ha disegnato da bimbo. Quanto può essere varia un'ambientazione, quanto convincenti dei personaggi, quanto interessante un fumetto graficamente connotato in questo senso? Moltissimo, se sapete come fare. L'inventiva dell'autore è tale da rendere il mondo coloratissimo in cui si svolge l'avventura sempre diverso e assolutamente convincente una volta che vi si è immersi. Inoltre, questa peculiarità è spesso usata in senso metafumettistico, per creare gag di natura autoironica.
Ultima domanda: quanto è difficile tenere assieme tutto questo con una struttura narrativa coinvolgente, con una trama dai risvolti a volte addirittura profondi, personaggi che non restano mai ancorati alla propria personalità, ma si dimostrano in cammino, costretti a scelte difficili, ad adattarsi a situazioni nuove, ad affrontare le proprie paure e insicurezze, ad ammettere errori che potrebbero causare la fine per l'umanità (e l'elfità, la nanità, la gnomità), comicità costante e mai banale che spazia dalla risata occasionale alla gag costruita narrativamente? Secondo noi, molto.
Ecco perché applaudiamo a Rich Burlew e a The Order of The Stick in occasione dell'episodio mille, raggiunto in dodici anni di ottimo lavoro: perché riesce a regalarci, a intervalli irregolari, tutto questo. Purtroppo, non ne esiste una versione italiana, anche se i volumetti originali non sono complessi da trovare online. Ma mai dire mai. Nel frattempo, lettori anglofoni di BadComics amanti del buon fumetto e dell'avventura, correte sul sito ufficiale di Giant in the Playground, l'etichetta fondata e gestita da Burlew. Buona lettura a tutti e altre mille di queste strip.