The Old Guard, la recensione
Senza uno svolgimento originale, un arco significativo per i personaggi e un coinvolgimento per il genere era difficile che The Old Guard venisse davvero bene
Non si tratta di una mitologia originale, viene dal fumetto omonimo (ed è adattata dal suo autore), ma il film cerca di trarne qualcosa di cinematografico, associando quella storia ai diversi filoni del cinema d’azione contemporaneo, in primis quello delle grandi bande che sono come famiglie. Ci sono rapporti interni sul crinale del tradimento come Fast & Furious, c’è il bar in cui si incontrano come I Mercenari e il grande classico del nemico che alla fine entra a far parte della banda. Dunque non è certo in quello che The Old Guard vuole farsi notare, è semmai nella capacità di somigliare ad altro pur essendo originale che cerca il suo perché e il suo possibile franchise (il primo di questo tipo per Netflix).
A questo punto a cosa dovremmo appassionarci? Certo l’azione è molto ben realizzata, e Charlize Theron in particolare si è specializzata nell’essere una action heroine che fa gli stunt (quasi tutti) in prima persona, con una credibilità superiore ad ogni altra attrice che non sia un’artista marziale. Il film ne guadagna moltissimo. Ma non basta. The Old Guard non è sufficientemente sofisticato nella sua azione per vivere solo di quella, né è sufficientemente originale nei suoi presupposti per campare di spunto, né infine è sufficientemente coinvolgente nell’arco della sua trama per tenere avvinti con essa.
Infine, se non fosse un attore italiano al suo primo film d’azione americano, non ci sarebbe ragione alcuna di parlare di Luca Marinelli, membro della banda quasi sempre presente nel film ma con una 30ina di battute a disposizione (nessuna lunga) e un personaggio (il silenzioso) che è il meno esplorato del gruppo. La buona notizia tuttavia è che come già nella serie Trust, inserito in uno scenario internazionale il suo volto non stona, ha una qualità cinematografica potentissima. E anche la maniera in cui interpreta le parti d’azione (inesistenti in Italia, fondamentali in America) è di prim’ordine. Non gli tocca far molto ma il poco che fa spesso non è scontato ed è eseguito benissimo, soprattutto, è eseguito con credibilità e fluidità, non è un esercizio fisico è un movimento recitato.